Primo Soccorso
Traumi scheletrici
Emorragie con il vomito (ematemesi)
L’ematemesi è il vomito di sangue. Contrariamente a quanto si possa pensare, l’ematemesi non è sempre facile da riconoscere in quanto l’emoglobina, responsabile del caratteristico colore rosso vivo del sangue, a contatto con i succhi acidi dello stomaco, si ossida e acquisisce un colore bruno. Il materiale ematico vomitato può quindi apparire marrone o nero (a fondo di caffè) se è rimasto nello stomaco abbastanza a lungo per ossidarsi. È quindi prudente considerare ematemesi fino a prova contraria anche il vomito a fondo di caffè, specialmente se il paziente non ha ingerito alimenti o farmaci (per esempio, sali di ferro) che possano renderlo simile a questo aspetto.
Frequenza
Tra le manifestazioni cliniche di una certa gravità osservate dai medici d’urgenza, l’ematemesi è una delle più frequenti, poiché dipende, nella maggior parte dei casi, da malattie molto diffuse nella popolazione. Circa lo 0,1% degli accessi annuali totali di un grande Pronto soccorso urbano è dovuto a ematemesi.
Cause più comuni
Tutte le malattie in grado di produrre lesioni a piena parete di un vaso superficiale situato tra la bocca e la parte intermedia del duodeno possono determinare una fuoriuscita di sangue, che si raccoglie nello stomaco, ne irrita la parete (i globuli rossi degradati dagli acidi gastrici liberano sostanze irritanti) e viene quindi espulso col vomito. Le più frequenti sono: ulcere gastriche o duodenali, gastriti, duodeniti ed esofagiti gravi (erosive), rottura di varici venose dell’esofago, lacerazioni dell’esofago (sindrome di Mallory-Weiss), cancro. Una piccola quota delle ematemesi rimane inspiegata (anche dopo esami approfonditi). Le ulcere e le erosioni sanguinanti dello stomaco e del duodeno sono spesso dovute all’uso prolungato di farmaci antinfiammatori (per molti giorni consecutivi) o di bevande alcoliche.
Segni e sintomi
Il paziente con ematemesi vomita sangue fresco (rosso vivo) o degradato (a fondo di caffè); nel materiale vomitato il sangue può presentarsi in forma fluida o in agglomerati scuri e gelatinosi (coaguli).
Come in ogni emorragia possono inoltre essere presenti le manifestazioni cliniche che dipendono dalla progressiva diminuzione del volume di sangue circolante (ipovolemia), ovvero tachicardia, tachipnea, pallore cutaneo, ipotensione arteriosa, confusione mentale.
Cosa fare
Ogni ematemesi può nascondere una malattia in grado di determinare emorragie gravi, sia per la quantità di sangue che fuoriesce, sia per la difficoltà di arrestare tempestivamente la perdita, localizzata all’interno del corpo. Tutti i pazienti con ematemesi dovrebbero pertanto recarsi al Pronto soccorso per una valutazione medica. Considerata l’imprevedibilità dell’evoluzione è consigliabile non muoversi da soli, con mezzi propri, ma farsi trasportare da un accompagnatore o da un’ambulanza. In particolare è necessario chiamare immediatamente il 118 quando l’ematemesi è massiva, o quando il paziente è anziano (oltre i 65 anni di età), assume farmaci anticoagulanti, è affetto da cirrosi epatica o ha vomitato abbondantemente alimenti alcuni minuti o poche ore prima di vomitare sangue (in questi casi è sospetta una lacerazione dell’esofago). È utile portare al Pronto soccorso un campione del liquido vomitato (per esempio un indumento sporco o i materiali impiegati per la pulizia) e i farmaci che il paziente ha assunto di recente. Tra questi, infatti, potrebbero esserci anticoagulanti, antinfiammatori, ferro e così via, tutte sostanze utili al medico per un primo orientamento diagnostico. Nelle forme più serie, prima dell’arrivo dei soccorsi, vanno adottate le misure generali consigliate per tutte le gravi emorragie. È fondamentale, in questi casi, evitare l’aspirazione del vomito nelle vie aeree. Pertanto il paziente va posizionato su un fianco e non supino; il materiale fuoriuscito dalla bocca va continuamente allontanato con un asciugamano. Se la persona giace sul fianco è impossibile sollevarne gli arti inferiori: si può allora inclinare l’intero piano d’appoggio (per esempio il letto) mettendo uno spessore sotto il materasso o sotto il telaio, dalla parte dei piedi.
Tutti gli interventi descritti andrebbero preferibilmente eseguiti con i guanti, specialmente quando si presta soccorso a persone con cirrosi epatica. Nell’ambiente domestico, in assenza di guanti di lattice, possono andare bene semplici guanti di gomma, purché puliti.
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