Alimentazione
La nutrizione nello sport
Metabolismo dei macronutrienti durante l’attività sportiva
Le conoscenze scientifiche in questo ambito sono ormai piuttosto chiare. Rimane discretamente costante il contributo degli aminoacidi (i costituenti delle proteine) che indipendentemente dall’intensità di sforzo collaborano in una misura vicina al 6%. Interessante notare che alcuni aminoacidi hanno spiccate qualità energetiche mentre la maggioranza di essi non ne ha per nulla. C’è una sola proteina che possiede indubbie proprietà sul piano energetico: la creatina. La sua potenzialità però si esprime quasi solo in condizioni di esercizio intermittente, con punte di elevata intensità o sull’espressione di forza o potenza. Inutile quindi contare sulle proteine, in senso lato, per fini energetici durante l’attività fisica, specie se prolungata; converrà casomai puntare su pochissimi aminoacidi, sui quali esistono studi recenti che andrebbero però approfonditi (glutamina, leucina). La parte del leone è svolta dai carboidrati che, indipendentemente dal tipo e dalla lunghezza, forniscono il substrato principe per ogni attività. I lipidi (o grassi) sono utilizzati generosamente durante l’esercizio a medio-bassa intensità, prima quelli intramuscolari poi quelli del tessuto adiposo; a questo proposito è interessante sapere che l’atleta ben allenato ha muscoli più ricchi di grassi (trigliceridi) rispetto al sedentario. L’energia per l’attività muscolare, in realtà, può essere in piccola parte attinta da altre molecole, tra le quali è particolarmente interessante la fosfocreatina. L’utilizzo di questa sostanza avviene in particolar modo quando si è al limite, o per carenza di ossigeno o per sforzi molto intensi (esercizio anaerobico lattacido). In extrema ratio interviene l’acido lattico, ancora una volta una stupefacente soluzione: si utilizza a fini energetici una sostanza prodotta di proposito durante condizioni estreme. Non si tratta di una molecola di “scarto” ma di un elemento da cui si trae energia.
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