Ipertensione portale
Aumento della pressione sanguigna nel sistema venoso portale.
La vena porta convoglia verso il fegato il sangue venoso proveniente dalla porzione sottodiaframmatica del tubo digerente (stomaco, intestino tenue, colon), dalla milza e dal pancreas. Una volta depurato dal fegato, questo sangue viene ricondotto al cuore dalla vena cava inferiore.
Cause
L’ipertensione portale può essere segno di numerose malattie, di origine ematologica, tumorale o infettiva. La causa che si riscontra più frequentemente è la cirrosi, ma possono essere responsabili anche le compressioni esterne (cancro del pancreas), le invasioni tumorali (cancro primitivo del fegato), le trombosi della vena porta (sindrome mieloproliferativa, focolaio infettivo locale) oppure alcune patologie rare (tra queste la sindrome di Budd-Chiari, occlusione delle vene epatiche).
Sintomi e segni
L’ipertensione portale causa un’anomala visibilità delle vene sottocutanee nella regione superiore dell’addome o in quella toracica inferiore. Queste vene corrispondono a un circolo collaterale creatosi a partire dalle vie di derivazione naturali, che di norma non sono funzionali o lo sono molto poco, ma che si dilatano in presenza di un ostacolo lungo la circolazione portale: questo fenomeno provoca un’anastomosi porta-cava (comunicazione tra i due sistemi) spontanea. Si formano inoltre varici esofagee o, meno frequentemente, gastriche (tumefazioni bluastre più o meno voluminose nella parte bassa dell’esofago e nello stomaco), le quali non determinano alcun disturbo funzionale. Inoltre, nel 30-40% dei casi di ipertensione portale si osserva un ingrossamento della milza, dovuto a ristagno di sangue al suo interno e talvolta accompagnato da distruzione di una quantità eccessiva di cellule ematiche, responsabile di trombocitopenia e neutropenia. Infine, soprattutto nei soggetti cirrotici, può verificarsi un’ascite (versamento di liquido sieroso nella cavità peritoneale) per ritenzione di acqua e sodio, riconducibile a insufficienza epatica e provocante distensione addominale.
Diagnosi ed evoluzione
La diagnosi si basa sull’endoscopia gastrica, che mette in evidenza le varici esofagee. Il rischio evolutivo è che le varici si rompano, provocando un’abbondante emorragia digestiva che richiede il ricovero d’urgenza.
Trattamento e prevenzione
Il trattamento è rivolto alla causa. La rottura delle varici esofagee rende necessaria la rianimazione d’urgenza, con trasfusioni, compressione locale mediante catetere a palloncino e scleroterapia (iniezione endoscopica di liquido sclerosante) o, meglio ancora, legatura delle varici. Qualora queste misure non diano i risultati sperati, si impone un intervento chirurgico d’urgenza per arginare l’emorragia.
Le procedure che permettono di prevenire la rottura delle varici esofagee o gastriche consistono nella somministrazione di b-bloccanti, che alleviano la pressione portale, nella legatura ripetuta sino alla scomparsa completa dei cordoni varicosi e nelle anastomosi chirurgiche porta-cava di vario tipo e TIPSS (shunt porto-sistemico transgiugulare), che consentono la prevenzione di recidive emorragiche, ma comportano spesso, nel paziente con cirrosi severa, un aggravamento dell’insufficienza epatica e un aumentato rischio di encefalopatia.
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