Tibia
Osso lungo, voluminoso, situato nella parte interna della gamba, della quale costituisce lo scheletro insieme al perone (o fibula).
La tibia sopporta quasi tutto il peso del corpo. Si articola in alto con il femore per formare il ginocchio, in basso con l’astragalo e il perone (articolazione della caviglia); inoltre, la tibia è collegata al perone, cui è parallela, mediante una lamina fibrosa detta membrana interossea.
Patologie
Le fratture dalla tibia sono frequenti, a volte isolate, ma in genere associate a una frattura del perone. Il loro trattamento è diverso a seconda della localizzazione. Pertanto, una frattura dell’estremità superiore (frattura dei condili) o inferiore (frattura di Dupuytren) della tibia, che coinvolge un’articolazione, richiede una riduzione chirurgica, in modo da ottenere una ricostituzione anatomica perfetta delle superfici articolari. In caso di frattura della diafisi (parte mediana) della tibia, spesso associata a una frattura del perone, la riduzione può invece essere manuale. In quest’ultimo caso, l’efficacia del trattamento si basa sull’immobilizzazione della frattura, che deve essere molto stretta. Il trattamento delle fratture della tibia può dunque essere ortopedico, mediante immobilizzazione gessata, oppure chirurgico, per osteosintesi (riassemblaggio dei frammenti ossei con l’ausilio di un chiodo o di altro mezzo meccanico). Il consolidamento dell’osso avviene, a seconda dei casi, in un periodo variabile da 45 giorni (frattura isolata dell’estremità superiore o inferiore) a 3 mesi (frattura della diafisi). Quando l’osteosintesi è terminata, il malato può appoggiarsi sulla gamba prima del consolidamento completo dell’osso, che richiede 30-45 giorni. Le principali complicanze delle fratture della tibia sono l’infezione, in caso di frattura aperta, la pseudoartrosi (assenza di consolidamento normale dell’osso) e il callo vizioso (consolidamento in posizione scorretta).
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