ProBIOTICI

Il termine probiotici (pro-bios, per la vita) fu coniato nel 1965 da Lilly per sottolineare la grande utilità che questi prodotti hanno per la salute e per la vita; la definizione universalmente accettata fu proposta però solo nel 1989 da Fuller: «…supplemento alimentare contenente microrganismi vivi (in monocoltura o misti) che dopo essere stati ingeriti […]



Il termine probiotici (pro-bios, per la vita) fu coniato nel 1965 da Lilly per sottolineare la grande utilità che questi prodotti hanno per la salute e per la vita; la definizione universalmente accettata fu proposta però solo nel 1989 da Fuller: «…supplemento alimentare contenente microrganismi vivi (in monocoltura o misti) che dopo essere stati ingeriti dall’uomo o dall’animale esercitano un effetto benefico, migliorando lo stato di salute dell’ospite, modificando le caratteristiche della flora intestinale e ottenendo un buon equilibrio dell’ecosistema intestinale».

I punti cardine per definire un probiotico sono quindi:

  • supplementazione alimentare;
  • contenuto di microrganismi “vivi” (monocoltura o misti), che devono cioè arrivare vivi nel lume intestinale;
  • effetto benefico per la salute dell’ospite.


Storia dei probiotici

Agli inizi del Novecento il premio Nobel Metchinkoff introdusse in uno studio il concetto di fermentoterapia, partendo da considerazioni su alcune popolazioni balcaniche caratterizzate da una notevole longevità. Aveva infatti osservato che la longevità si correlava bene alle abitudini alimentari di gruppi di persone che facevano uso quotidiano di latte fermentato e yogurt. Il latte fermentato e lo yogurt hanno lo stesso valore energetico del latte da cui derivano, ma si differenziano da questo per la presenza di lattobacilli, che sono i promotori dei processi di fermentazione. Metchinkoff fu il primo a segnalare perciò che le modifiche del contenuto intestinale potevano avere effetti benefici anche per la salute dell’uomo. Nel suo libro The prolongation of life, pubblicato a Londra nel 1907, Metchinkoff scriveva: «…poiché la fermentazione lattica è così utile nell’arrestare i fenomeni putrefattivi in generale, perché non utilizzarla allo stesso scopo nel tubo digerente?». E continuava: «Coloro che non conoscono questi problemi potrebbero essere sorpresi dalla raccomandazione di ingerire grandi quantità di microbi, visto che vi è convinzione che i microbi siano pericolosi. Questa ipotesi è errata. Vi sono molti microbi utili, fra essi i lattobacilli hanno una onorevole posizione». Queste osservazioni non ottennero a quel tempo una adeguata attenzione, anzi vennero considerate di scarsa importanza scientifica e non trovarono applicazione in ambito terapeutico, ma a distanza di un secolo Metchinkoff è oggi considerato il “padre” dei probiotici.


Utilizzo clinico dei probiotici

L’uso dei probiotici, ovvero di batteri non patogeni, è un tentativo di modificare la flora intestinale affinché si possano modificare l’ambiente e le funzioni intestinali per renderle utili al mantenimento e/o al recupero di un buon stato di salute.

Al momento attuale, vi sono evidenze scientifiche dei risultati positivi derivanti dall’utilizzo dei probiotici solo per alcune situazioni cliniche:

Malassorbimento da deficit di lattasi I mammiferi alla nascita presentano un’attività della lattasi sufficiente a utilizzare il latte materno. Con il passare del tempo si osserva, però, una riduzione dell’attività della lattasi sul brush border, cioè l’orletto a spazzola degli enterociti (le cellule dalla mucosa intestinale). Tale riduzione d’efficienza inizia con lo svezzamento e aumenta con l’età. La minor attività della lattasi determina una maggior presenza di lattosio indigerito nel lume intestinale che provoca la caratteristica sintomatologia (dolore, meteorismo, diarrea). La somministrazione di lactobacilli (come il Bulgaricus) e di Streptococcus Thermophilus può migliorare la digestione del lattosio. Gli enzimi di questi batteri, infatti, possono svolgere la loro attività enzimatica direttamente nel lume intestinale umano, riducendo parallelamente la quantità di lattosio non digerito e la sintomatologia.

Prevenzione e terapia della diarrea nei lattanti L’allattamento al seno è da sempre considerato essenziale per garantire una completa fonte di nutrienti per il lattante, ma soprattutto per fornire una efficace protezione nei confronti delle malattie infettive. Il latte materno è in grado, infatti, di determinare una maggior presenza di bifidobatteri nel lume intestinale dei bimbi, rispetto all’allattamento artificiale. È stato evidenziato che il latte materno fornisce alcune sostanze essenziali per la crescita di bifidobatteri come glucosio, N-acetilglucosamina, lattoferrina, fruttosio e altri fattori non ancora ben definiti. L’aumento dei bifidobatteri, a scapito degli altri batteri enterici, e la presenza endoluminale di sostanze dell’ospite giocano un ruolo importante per proteggere i prematuri e i neonati dalla diarrea. La supplementazione di probiotici sembra pertanto essere una scelta logica per promuovere una profilassi o una terapia della diarrea nel lattante dovuta a cause diverse. Molti studiosi riferiscono risoluzione della diarrea nei soggetti adulti dovuta a Clostridium difficilis con la somministrazione orale di Lactobacillus GG e Saccharomyces boulardii. Utilizzando ceppi diversi di lactobacilli, secondo Gorbach, non si ottiene lo stesso vantaggio.

Prevenzione della diarrea del viaggiatore Trova vantaggio dalla somministrazione di Lactobacillus GG, mentre l’assunzione di Saccharomyces boulardi ottiene un risultato solo parziale. Nella diarrea associata ad antibiotici molti studi portano evidenze sull’efficacia della somministrazione di probiotici, in particolare Enterococcus faecium SF68, Lactobacillus GG, Lactobacillus acidophilus, bulgaricus e boulardii. L’uso di probiotici nella prevenzione e nella terapia della diarrea in età pediatrica è documentato da numerosi studi condotti su popolazioni numerose. Si rileva come nella maggior parte di questi studi clinici la durata e l’intensità della malattia siano decisamente minori nel gruppo trattato nei confronti del gruppo di controllo. L’assunzione per periodi prolungati (settimane o mesi) hanno evidenziato una sensibile riduzione dell’incidenza di diarrea acuta in bambini ricoverati in ospedale. Formulazioni di Bifidobacterium e Streptococcus Thermophilus si sono dimostrate efficaci nel prevenire infezioni e diarrea da rotavirus in una popolazione cronicamente ricoverata in ospedale per oltre 17 mesi.

Prevenzione e terapia delle infezioni di virus enterotropi La somministrazione per via orale di probiotici previene e cura le infezioni da virus enterotropi grazie alla stimolazione del tessuto linfoide associato all’intestino, che determina conseguentemente una risposta umorale e cellulare. L’efficacia dei probiotici nella prevenzione di infezioni virali da rotavirus e nella stimolazione del sistema immunitario è stata ben documentata anche in modelli animali.

Malattie atopiche (allergie) L’approccio abituale alle reazioni avverse ad alimenti con meccanismo immunologico di tipo allergico consiste nell’eliminare gli alimenti che contengono le proteine che potenzialmente possono attivare la reazione.

La flora intestinale contribuisce al riconoscimento degli antigeni, soprattutto degli antigeni alimentari, e può modificarne la struttura, modifica che altera sicuramente l’immunogenicità. La flora intestinale coopera, inoltre, alla formazione dei linfociti T-helper che inducono la tolleranza. Queste osservazioni hanno portato a pensare a un nuovo ruolo per i probiotici nella terapia delle allergie. I primi studi controllati hanno offerto risultati incoraggianti con la somministrazione di bifidobatteri e lactobacilli: miglioramento clinico della dermatite atopica nei bambini e dei marker di risposta allergica sia in bambini sia in adulti. [P.P.]