Il raffreddore comune, o più semplicemente raffreddore, è una rinofaringite acuta virale: infatti, nonostante l’etimologia stessa del termine derivi dalla parola “freddo”, la causa non è da ricercarsi nelle basse temperature bensì in agenti virali il cui contagio è favorito da queste. Il freddo, infatti, costringe a una più frequente permanenza in luoghi caldi e sovraffollati, permettendo ai virus del raffreddore (così come quelli di numerose altre malattie) di attaccarci.
Cause
Per quanto riguarda il raffreddore comune i virus responsabili sono almeno 5, con oltre 250 varianti note, per cui risulta praticamente impossibile la preparazione di un vaccino contro questa comunissima malattia. Più frequente (25%) è la famiglia dei Rhinovirus, il cui nome ha origine dalla parola greca rhis che significa appunto “naso”. Si tratta di virus molto piccoli maggiormente attivi in autunno, primavera ed estate. Sono stati identificati più di 110 rhinovirus, per i quali la temperatura ottimale è di 33 °C, quella delle mucose nasali; seguono poi i reovirus (respiratory and enteric origin), virus di origine respiratoria ed enterica (dell’intestino tenue).
In altri casi il raffreddore è dovuto a virus responsabili di malattie che hanno poco da spartire con esso: è il caso dell’adenovirus, che solitamente causa la congiuntivite infettiva.
Vanno poi segnalate quelle situazioni particolari che vengono definite sindromi parainfluenzali e che chiamano in causa coronavirus e paramixovirus. Fanno parte di questa famiglia il virus respiratorio sinciziale del genere Pneumovirus e i virus propriamente detti parainfluenzali che colpiscono soprattutto i bambini. Nel 30% dei casi, non si conosce l’agente che provoca il raffreddore, anche se gli esperti pensano che esso sia comunque di origine virale.
I virus sono parassiti intracellulari che per sopravvivere devono entrare nelle cellule e sfruttare le loro fonti energetiche. Nel caso del raffreddore, se si verificano condizioni favorevoli allo sviluppo dei virus, questi attaccano le cellule delle prime vie respiratorie. L’infiammazione che ne deriva provoca la dilatazione dei vasi sanguigni che irrorano la mucosa nasale: in questo modo si richiamano i liquidi nella parte, si produce muco e il passaggio dell’aria viene ostacolato.
Il raffreddore è estremamente contagioso, soprattutto durante i primi giorni, e per ammalarsi è sufficiente essere stati a contatto con un raffreddato: infatti tutto ciò che favorisce i rapporti interumani favorisce anche la diffusione del raffreddore.
Il contagio può avvenire in due modi:
- respirando aria infetta, perché i virus sono dispersi nelle minuscole gocce d’acqua espulse con starnuti e tosse;
- per contatto diretto, cioè sulle superfici corporee (normalmente le mani) e su oggetti che tocchiamo quotidianamente.
Sebbene quest’ultima modalità sia la più pericolosa dal punto di vista delle probabilità del contagio (i virus responsabili di tale affezione risultano infatti molto fragili nell’ambiente esterno), il virus del raffreddore si trasmette molto più facilmente col respiro.
Epidemiologia
Il raffreddoreè certamente l’evento morboso più frequente tra le patologie acute: rappresenta infatti, da solo, il 50-60% di tutte le patologie dell’apparato respiratorio.
Pur non essendo una malattia grave per la salute, ha costi sociali e sanitari che superano i 250 milioni di euro in ragione della sua grande incidenza: basti pensare che ogni anno colpisce, solo in Italia, 22 milioni di persone, pari al 46% della popolazione sopra i 14 anni, e provoca la perdita di 40.000 giornate di lavoro e di 20.000 giorni di scuola. Com’è noto, il raffreddore ha una stagionalità. Di norma, si verificano tre picchi stagionali per anno: uno si osserva in autunno, un altro a metà inverno e un terzo in primavera. La frequenza del raffreddore è legata alla circolazione quasi continua, nei vari mesi dell’anno, dei virus responsabili di tale affezione. Più del freddo vero e proprio, fattori predisponenti il raffreddore sono le brusche variazioni della temperatura, cui il sistema immunitario non riesce a far fronte tempestivamente, e le condizioni fisiche individuali.
Anche l’età dei pazienti incide sul raffreddore e sulle sue eventuali complicanze.
Nell’adulto, si registrano tra i due e i quattro episodi di raffreddore all’anno, mentre nel bambino sono due o tre/quattro volte più frequenti. Inoltre, nel bambino anche le complicanze sono più frequenti e assumono un andamento più insidioso. In talune popolazioni, non è raro incontrare tassi di infezione superiori a 3 all’anno per persona.
Bambini e genitori, oltre al personale scolastico, presentano un rischio di infezione più elevato, forse a causa dell’elevata densità di popolazione delle scuole e della facilità di trasmissione tra membri della stessa famiglia.
Diagnosi
Da quanto già detto, il raffreddore si presenta come un’affezione infettiva, generalmente non grave, delle prime vie respiratorie e in particolare del naso e della gola.
L’aspetto della persona raffreddata è tipico: occhi rossi e lucidi, naso rosso gonfio con bruciore.
Caratteristico dell’ammalato di raffreddore è lo starnuto, che si manifesta perché la mucosa nasale dà una sensazione di irritazione.
Durante la malattia si accusa difficoltà di respiro, causata dalla sensazione di naso chiuso. Il virus del raffreddore può colpire anche altre parti del corpo, infatti spesso si avvertono dolori alle articolazioni o alla parte posteriore della bocca, mal di testa, diminuzione del senso dell’udito e talvolta della percezione visiva e dei colori. Inoltre, nei primi giorni si ha un’abbondante secrezione acquosa dal naso, che dopo qualche giorno diventa mucosa.
Tali sintomi sono originati dal tentativo dell’organismo di rimuovere i virus dalle cellule epiteliali che essi hanno infettato.
La reazione principale dell’organismo, ovvero la secrezione nasale, permette infatti di intrappolare virus e batteri e li spinge prima verso la gola e quindi nello stomaco, dove sono distrutti dai succhi gastrici.
Inoltre la secrezione nasale contiene molte sostanze chimiche dotate di azione antibatterica e antivirale.
Decorso
Il raffreddore comune è distinto dall’influenza, che è un’infezione virale più seria del tratto respiratorio, caratterizzata dall’insorgenza di ulteriori sintomi quali rapido innalzamento della temperatura, brividi di freddo, dolori muscolari.
Per quanto il raffreddore comune in sé non sia generalmente rischioso per la vita del paziente, può essere, anche se molto raramente, oggetto di complicazioni riguardanti la trachea, l’orecchio e i bronchi.
Frequente è invece il riacutizzarsi della malattia, se viene trascurata la convalescenza. La durata di questa comune affezione varia tra i 4 e i 7 giorni. In caso si presentino lievi complicazioni, queste possono prolungare variabilmente la patologia di base. Non ci sono misure di prevenzione assolutamente efficaci per questa malattia, perché né il vaccino, né gli antistaminici evitano l’insorgenza del raffreddore. Anche l’assunzione di vitamina C non sembra avere alcun valore preventivo. La cura migliore consiste nell’osservare un giusto riposo fin dalla comparsa dei primi sintomi, cercando di isolarsi per evitare di contagiare troppe persone. Alcuni farmaci, tra cui gli antistaminici o l’acido acetilsalicilico, possono alleviare i sintomi più fastidiosi, ma non hanno alcun effetto curativo specifico. [M.M.]