Organo riccamente vascolarizzato situato nella parte superiore sinistra dell’addome, tra il diaframma e le coste. Prima della nascita produce parte delle cellule sanguigne, mentre in seguito svolge un ruolo importante nella difesa immunitaria.
Struttura
La milza è una massa spugnosa, delle dimensioni di un pugno, che pesa circa 200 g. È delimitata su tutta la sua superficie da una capsula relativamente fragile, interrotta solamente sulla faccia interna, a livello del polo vascolare. Quest’ultimo comprende un’arteria, un ramo dell’aorta, una vena (la vena splenica, che conduce alla vena porta) e vasi linfatici efferenti (che escono dall’organo). L’esame al microscopio permette di distinguere, nel tessuto dell’organo, due zone con struttura differente: la polpa rossa, costituita essenzialmente da tessuto vascolare, e la polpa bianca, formata soprattutto da tessuto linfoide.
Funzioni
Le funzioni della milza non sono ancora del tutto chiare.
Prima della nascita Nel periodo prenatale la milza, come il fegato, produce lo stesso tipo di cellule che si formano anche nel midollo osseo (cellule mieloidi): globuli rossi, granulociti neutrofili e piastrine. A partire dal sesto mese, questa attività diminuisce a vantaggio di quella linfoide, per poi cessare completamente prima della nascita.
Dopo la nascita La milza è un organo linfoide: essa svolge un ruolo importante (comparabile a quello dei linfonodi) nel sistema immunitario, partecipando alla lotta contro le infezioni grazie alla produzione di linfociti, anticorpi e fagociti. A differenza dei linfonodi, però, la milza è in comunicazione diretta con la circolazione sanguigna ed è quindi sempre in contatto con l’insieme degli antigeni circolanti, cioè con le sostanze presenti nel sangue in grado di indurre la produzione di anticorpi nell’organismo, indipendentemente dalla loro origine (batteri, sostanze tossiche, cellule estranee). Oltre a queste funzioni, la milza è coinvolta anche nella maturazione dei globuli rossi e, talvolta, nella loro eliminazione, qualora siano anomali (malaria), rivestiti di anticorpi (come nelle anemie emolitiche autoimmuni), o deformati da un’emoglobina anomala (talassemia). Essa contribuisce inoltre a innescare la risposta immunitaria del siero sanguigno contro agenti infettivi come lo pneumococco.
Esami
La milza può essere esaminata con l’ecografia o con la TC. La puntura di questo organo, particolarmente fragile, si esegue in casi molto rari. Una scintigrafia della milza, realizzata in seguito alla marcatura dei globuli rossi con un isotopo radioattivo, consente di misurare il volume di quelli presenti nell’organo.
Patologie
È possibile sopravvivere anche senza milza: una splenectomia (rimozione della milza) è effettuata in seguito a lesione traumatica dell’addome che abbia causato la rottura di quest’organo, nel trattamento di malattie del sangue come quella di Minkowski-Chauffard o l’anemia emolitica autoimmune, oppure a scopo diagnostico (in caso di splenomegalia, aumento anomalo e inspiegabile del volume della milza) o ancora per determinare l’estensione di un morbo di Hodgkin. Tuttavia, l’assenza della milza o la sua incapacità funzionale possono essere responsabili di gravi infezioni (da pneumococco e meningococco), soprattutto nel bambino; il rischio è minore nell’adulto, che è già entrato in contatto con la maggior parte dei ceppi di pneumococco quando la milza non era compromessa, e in cui quindi si è già formata un’immunità.
La splenomegalia può verificarsi anche in caso di patologia cronica del fegato (cirrosi), cisti, leucemia, malattie congenite da accumulo (malattia di Gaucher), infezione (in particolare setticemia), distruzione di una grande quantità di globuli rossi, parassitosi (malaria, leishmaniosi, cisti idatidea).
La splenomegalia si accompagna spesso a sintomi che testimoniano un’iperattività della milza (ipersplenismo), in particolare a una diminuzione dei granulociti neutrofili e delle piastrine, senza una corrispondente diminuzione del numero dei globuli rossi. L’ipersplenismo si osserva essenzialmente quando l’aumento del volume avviene a scapito della polpa rossa dell’organo, come nell’ipertensione portale, spesso dovuta a una malattia cronica del fegato (cirrosi).