Morbo diHodgkin
Tumore che colpisce essenzialmente i linfonodi e gli altri organi linfoidi (milza, fegato) sotto forma di linfoma; viene detto anche linfogranulomatosi maligna.
Il morbo di Hodgkin, raro nel bambino, in genere si manifesta in soggetti di età inferiore ai 30 anni o superiore ai 60.
A tutt’oggi non se ne conoscono le cause: molti sottolineano l’importanza del virus di Epstein-Barr, responsabile anche della mononucleosi infettiva, ma con ogni probabilità sono coinvolti altri elementi.
Sintomi e segni
L’affezione colpisce inizialmente i linfonodi di collo, ascelle, inguine e mediastino (spazio tra i polmoni), i quali aumentano di volume (adenopatie) e presentano una proliferazione di cellule giganti a nuclei multipli caratteristiche di questa malattia, le cosiddette cellule di Sternberg.
L’affezione si estende in seguito alle catene linfonodali e alla milza, che appare ingrossata. Più tardi si osserva il coinvolgimento di altri organi, come fegato, polmoni o midollo osseo. La malattia, soprattutto se in stadio avanzato, si accompagna a segni generali, tra cui febbre, prurito e dimagrimento, e segni biologici di infiammazione (aumento della velocità di eritrosedimentazione).
Diagnosi
Si basa esclusivamente sull’esame microscopico di un linfonodo prelevato chirurgicamente, che evidenzia il completo sovvertimento dell’architettura tissutale e la presenza delle cellule di Sternberg.
Questo studio deve permettere di distinguere il morbo di Hodgkin da altri linfomi detti non Hodgkin.
Una volta posta la diagnosi, occorre giudicare il grado di estensione della malattia, da cui dipende la gestione del trattamento.
L’entità del coinvolgimento dei linfonodi superficiali viene valutata con l’esame clinico, mentre per i linfonodi profondi ci si avvale dell’ecografia o della TC. Si distinguono quattro stadi: la presenza di segni generali permette di individuare le varie forme evolutive.
Trattamento
Si basa su polichemioterapia e radioterapia. Sono possibili vari protocolli chemioterapici, il più utilizzato dei quali è l’ABVD (Adriblastina, Bleomicina, Vinblastina e Dacarbazina). Di solito la radioterapia è riservata ai linfonodi appena colpiti, individuati al momento della diagnosi (collo, ascelle, addome, mediastino, inguine).
In alcune forme localizzate ci si avvale talvolta della sola radioterapia. Nei rari casi in cui il trattamento non dà risultati, o nelle recidive, si fa ricorso all’autotrapianto: dopo aver prelevato cellule madri ematopoietiche dal malato (spesso dopo everlo sottoposto a una chemioterapia intensiva) si somministra un secondo ciclo chemioterapico, molto forte, e infine si procede al trapianto delle cellule madri, così da permettere la ricostituzione di tessuti ematopoietici sani.
La diagnosi precoce, che assicura la guarigione nella maggior parte dei casi, consiste nell’eseguire accertamenti se si nota qualunque linfonodo superficiale sospetto e una radiografia del torace in caso di sintomi respiratori persistenti.
Prognosi
Costantemente mortale fino all’inizio degli anni sessanta del secolo scorso, il morbo di Hodgkin è una delle forme di cancro che hanno tratto maggiori benefici dall’introduzione della polichemioterapia, grazie alla quale gran parte dei pazienti ottiene la guarigione.
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