Mastoplastica
Intervento chirurgico volto a modificare l’aspetto del seno.
Indicazioni
Il ricorso alla mastoplastica può essere giustificato da problemi di ordine fisico, psicologico (complessi, frustrazioni) e sociali (difficoltà a trovare abiti adatti) causati dall’aspetto del petto femminile o, talvolta, maschile. L’intervento è indicato quando ci si trova in presenza di:
- ipertrofia mammaria (seno molto voluminoso, che, a causa del peso eccessivo, può compromettere la statica della colonna vertebrale);
- ginecomastia (abnorme sviluppo delle ghiandole mammarie nell’uomo), talvolta imputabile a un tumore o a un’anomalia endocrina;
- ptosi mammaria (seno cadente), di origine congenita o acquisita (gravidanza, allattamento, dimagrimento importante);
- ipotrofia mammaria (seno molto piccolo), congenita oppure conseguente a una gravidanza o una dieta dimagrante, che fa apparire la ghiandola mammaria come “svuotata”;
- asimmetria mammaria;
- assenza di una o di entrambe le mammelle, nella maggior parte dei casi conseguente ad ablazione per cancro del seno.
Preparazione e svolgimento
L’intervento chirurgico deve essere preceduto da un colloquio con il chirurgo, il quale si accerta che la richiesta abbia un fondamento, ne valuta le ripercussioni psicologiche e sceglie con il paziente la soluzione tecnica migliore tra le varie procedure possibili per ogni tipo di intervento.
La mastoplastica si pratica a qualunque età e viene realizzata in anestesia generale dopo un bilancio preoperatorio completo; dura circa 2 ore, escluso il caso di ginecomastia trattata con liposuzione (aspirazione del grasso). Il chirurgo incide il seno in modo che la cicatrice risulti poco visibile, avendo cura di preservare il capezzolo e l’areola mammaria. Il taglio ha di volta in volta un’ampiezza variabile e in alcuni casi può essere limitato alla circonferenza dell’areola. La degenza ospedaliera dura 2-5 giorni. In caso di ipertrofia o ptosi mammaria la paziente viene operata da seduta, per favorire una buona riuscita estetica. Nella maggior parte dei casi l’incisione segue il perimetro dell’areola e scende verticalmente per 4-6 cm, sino al solco sottomammario, seguendolo per un breve tratto. Il chirurgo asporta parte della ghiandola mammaria, del tessuto adiposo e della cute. Il tessuto rimanente viene rimodellato, in modo da conferirgli una forma conica, e la pelle viene tesa. Capezzolo e areola mammaria vengono posizionati in sede alla fine dell’intervento, tenendo conto che il seno scenderà leggermente nei mesi successivi all’atto chirurgico. La paziente deve indossare un bendaggio protettivo per una decina di giorni; i punti di sutura vengono tolti 4-12 giorni dopo l’intervento.
La ginecomastia richiede l’ablazione della ghiandola mammaria, praticata incidendo tutto il perimetro dell’areola. Per trattare le ginecomastie di natura adiposa si fa ricorso alla liposuzione (aspirazione del grasso). La paziente lamenta dolore per circa 20 giorni. In caso di ipotrofia o assenza di una o entrambe le mammelle, il chirurgo ricostruisce il seno impiantando una protesi, inserita davanti o dietro il muscolo pettorale (mastoplastica additiva). La protesi è in genere costituita da un involucro in gel di silicone solido, contenente la stessa sostanza o soluzione fisiologica. Viene introdotta attraverso un’incisione praticata a livello ascellare, che ne permette l’inserimento dietro il muscolo pettorale, oppure intorno all’areola, nel qual caso si posiziona posteriormente alla ghiandola mammaria. Se dopo l’ablazione del seno a causa di un cancro non è rimasta cute sufficiente, può essere necessario ovviare alla mancanza di tessuto mediante trapianto (lembo muscolocutaneo prelevato da un’altra parte del corpo, per esempio dal fianco, dal dorso o dall’addome).
Convalescenza
La convalescenza dura da 1 settimana a 1 mese. In caso di intervento per ipertrofia o ptosi, la ghiandola mammaria presenta un edema postoperatorio che scompare progressivamente in un arco di tempo variabile dalle 6 settimane a circa 2 mesi. In caso di mastoplastica additiva, i massaggi postoperatori mantengono la protesi morbida e mobile. Le sensazioni dolorose scompaiono nel giro di qualche giorno. Se l’incisione è stata praticata a livello ascellare, i dolori postoperatori sono più intensi e di conseguenza il definitivo inserimento della protesi risulta più difficile e richiede più tempo. La guarigione delle cicatrici richiede un tempo variabile, a seconda delle caratteristiche della cute. Dopo qualche mese la paziente riacquista a poco a poco la sensibilità mammaria.
È preferibile che nei primi mesi indossi il più a lungo possibile un reggiseno.
Complicanze
Può formarsi un ematoma, che richiede l’evacuazione chirurgica qualora non si riduca spontaneamente. In meno dell’1% dei casi si sviluppa un’infezione, di entità variabile, consistente in un semplice rigetto del filo di sutura o in un vero e proprio ascesso, che richiederà il drenaggio chirurgico. Talvolta dopo l’intervento sono visibili cicatrici rosse e spesse o piuttosto larghe, in quanto la capacità di cicatrizzazione dei tegumenti mammari è estremamente variabile da una paziente all’altra. Questi inestetismi possono essere trattati con una seconda operazione, effettuata da 6 mesi a 1 anno dopo la prima.
Se la mastoplastica è stata eseguita per trattare l’ipertrofia in un seno anormalmente fibroso o secernente poco latte (ridotta funzionalità della ghiandola mammaria), in seguito l’allattamento può non essere più possibile, perché nel corso dell’intervento vengono interrotti alcuni dotti galattofori. La recidiva di ipertrofia mammaria è possibile, ma rappresenta meno del 5% dei casi e si manifesta soprattutto nelle giovani nullipare. Poiché le caratteristiche della cute non sono valutabili prima dell’intervento, se la trama elastica cutanea che lo sostiene è di cattiva qualità, il seno può andare incontro a ptosi. In tal caso si può preventivare un secondo intervento.
Può accadere che le protesi mammarie gonfiabili lascino fuoriuscire il loro contenuto: in tal caso la soluzione fisiologica si diffonde nell’organismo, fenomeno innocuo ma che rende necessario un secondo intervento. Le protesi mammarie in silicone, non più utilizzate in chirurgia estetica, possono provocare la formazione nel tessuto circostante di cicatrici fibrose, con conseguente indurimento del seno. Tuttavia, i progressi compiuti nella loro fabbricazione hanno significativamente ridotto questo rischio: oggi soltanto il 5% circa di questi interventi presenta tale complicanza.
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