Lembo muscolocutaneo
Frammento composto da pelle, tessuto cellulare sottocutaneo e muscolo, trasferito da una zona intatta dell’organismo a una zona lesa, da ricoprire.
Alcuni lembi, detti compositi, presentano anche un segmento osseo e un frammento di periostio (membrana connettiva che circonda l’osso). In questo modo, un lembo formato da un segmento di perone (osso della gamba), dal muscolo soleo (muscolo della faccia posteriore della gamba) e dalla pelle della faccia esterna della gamba può servire a riparare una parte lesa dell’altra gamba.
Indicazioni
Lembi muscolocutanei trovano impiego nella chirurgia riparatrice per ovviare alle perdite di sostanza complesse: permettono, per esempio, di riparare i danni prodotti dallo scoppio di una bomba o da un incidente stradale in una gamba lesa in profondità. Per molte delle ferite oggi riparate con lembi muscolocutanei si sarebbe dovuto procedere, in passato, all’amputazione dell’arto.
Tecnica
Per preservare i vasi nutritizi, la pelle viene prelevata (con il muscolo cui è attaccata) da una parte intatta dell’organismo (inguine, parte laterale del dorso, ascella), quindi richiusa chirurgicamente. La scelta delle zone del prelievo tiene conto della superficie del muscolo che è necessario lasciare sul sito donatore ed è studiata in modo da non creare deficit funzionali. Il lembo prelevato viene poi applicato sulla parte ferita. Se la parte del corpo interessata dal prelievo è vicina a quella mutilata che deve ricevere il trapianto, il lembo rimane attaccato al suo impianto di origine mediante un peduncolo vascolarizzato (formato da un’arteria, da vene e da nervi), che funge da perno.
Se la zona da curare è lontana dal sito donatore, il peduncolo viene resecato e l’applicazione del lembo richiede tecniche di microchirurgia. Questa seconda procedura è di impiego meno frequente.
Evoluzione
La cicatrizzazione avviene in una quindicina di giorni e il lembo si integra con la zona cutanea che l’ha ricevuto in circa 3 settimane.
Prognosi
Il tasso di riuscita dell’operazione è dell’ordine del 90%: in questi casi il lembo trapiantato sopravvive e attecchisce nella zona d’impianto. Tuttavia, una necrosi o un’infezione, peraltro rare, possono provocare inestetiche sequele sul sito ricevente o su quello donatore.
Se il lembo non sopravvive, l’intervento va ripetuto.
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