Infezione urinaria -Diagnosi
La diagnosi basata sui sintomi clinici deve essere avvalorata da dati di laboratorio e/o strumentali. La semplice disuria (difficoltà a urinare) può infatti essere correlata anche ad altre condizioni cliniche, per esempio la vaginite nella donna; inoltre spesso una sintomatologia compatibile con un’infezione delle basse vie urinarie (vescica, uretra) non esclude il coinvolgimento renale (presente in circa il 30% dei casi). Di seguito vengono elencati gli esami da eseguire per le diverse infezioni urinarie fin qui presentate, da effettuare in base alla sintomatologia avvertita dal paziente e per escludere l’eventualità di un’altra infezione (diagnosi differenziale).
Cistite
- Sintomatologia: disuria, stranguria, pollachiuria, frequentemente macroematuria, urine torbide e maleodoranti.
- Indagini di laboratorio e strumentali: l’esame delle urine rivela leucocituria (presenza di globuli bianchi nelle urine) e l’urocoltura conferma la presenza di batteri o funghi in carica significativa (più di 100.000 batteri per millilitro); una carica batterica non significativa associata a una sintomatologia clinica attiva non esclude un’IVU; tra i batteri più frequentemente coinvolti ci sono Escherichia coli (circa l’80% dei casi), Proteus vulgaris e Pseudomonas aeruginosa (specialmente nei pazienti ospedalizzati), tra i funghi varie specie di Candida.
- Diagnosi differenziale: vaginite, uretrite, prostatite nell’uomo.
Uretrite
- Sintomatologia: disuria, pollachiuria, stranguria; nella donna spesso si associa a vaginite; nell’uomo si può osservare lo scolo purulento.
- Indagini di laboratorio e strumentali: l’esame delle urine non è particolarmente significativo e può rivelare una modesta leucocituria; l’urocoltura (ricerca dei batteri in carica significativa) è negativa, mentre il tampone uretrale è spesso positivo; i microrganismi più frequentemente in causa sono Neisseria gonorrheae (responsabile dell’uretrite gonococcica), Chlamydia trachomatis o Ureaplasma urealyticum (responsabile dell’uretrite non specifica e non gonococcica).
- Diagnosi differenziale: vaginite, cistite.
Prostatite
- Sintomatologia: disuria, stranguria, pollachiuria; se vi è batteriemia (spesso determinata da cateterismo vescicale o da massaggio prostatico) possono essere presenti sintomi sistemici come febbre elevata associata a brividi.
- Indagini di laboratorio e strumentali: l’esame delle urine rivela leucocituria e talora macroematuria; l’urocoltura può risultare positiva per l’agente patogeno in causa che proviene dalla prostata e non dalla vescica, anche se quest’ultima frequentemente è interessata da una cistite; nelle forme croniche è necessario effettuare il massaggio prostatico per ottenere il secreto da cui isolare il microrganismo responsabile; in quest’ultima condizione la radiografia diretta dell’addome può rivelare calcificazioni prostatiche; l’ecografia prostatica transrettale può documentare modeste alterazioni non dirimenti per la diagnosi.
- Diagnosi differenziale: cistite; talora (in presenza di stato settico) è associata a pielonefrite.
Pielonefrite acuta
- Sintomatologia: dolore lombare o dorsale, febbre con brividi scuotenti, talora stato settico; possono essere associati disturbi minzionali tipici della cistite.
- Indagini di laboratorio e strumentali: l’esame delle urine rivela solitamente una leucocituria, frequentemente una microematuria; gli esami ematochimici dimostrano una leucocitosi (numero elevato di globuli bianchi circolanti) e un incremento degli indici di infiammazione (velocità di eritrosedimentazione e proteina C reattiva); l’urocoltura può consentire di isolare l’agente patogeno in causa (prevalentemente batteri Gram negativi come l’Escherichia coli); quando è presente una batteriemia significativa anche l’emocoltura può risultare positiva per il medesimo patogeno isolato dall’indagine colturale urinaria; tra le indagini strumentali ad alta sensibilità e specificità vi sono la tomografia assiale computerizzata (TC) con mezzo di contrasto e la risonanza magnetica nucleare (RMN); l’ecotomografia renale in tale circostanza non risulta molto affidabile, ma può risultare utile per escludere la presenza di complicanze come ascessi o di fattori predisponenti come la calcolosi.
- Diagnosi differenziale: altre patologie infettive addominali a impronta settica (annessite, appendicite, colecistite).
Pielonefrite cronica
- Sintomatologia: subdola, con febbre spesso di natura indeterminata, associata o meno a vaghi disturbi minzionali.
- Indagini di laboratorio e strumentali: l’esame delle urine rivela spesso, anomalie urinarie isolate (leucocituria, microematuria e/o proteinuria di modica entità); l’urocoltura è spesso, ma non sempre, positiva (talora le positività si associano a una scarsa espressività clinica); gli esami ematochimici possono risultare nella norma; l’ecotomografia renale può evidenziare cicatrici sul profilo renale e/o dilatazioni dei calici o della pelvi urinaria che sono meglio visualizzabili con l’urografia (oggi sostituita dalla TC con pose urografiche); la TC (con mezzo di contrasto) o la RMN renale consentono di evidenziare con maggior precisione l’alterazione morfologica del parenchima renale e delle vie urinarie; frequentemente una cistografia minzionale documenta la presenza di un reflusso vescico-ureterale (passaggio di urina tra la vescica e l’uretere a causa dell’incontinenza della valvola uretero-vescicale) che può essere all’origine della patologia.
- Diagnosi differenziale: tubercolosi genito-urinaria, talora con neoplasie renali.
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