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Stitichezza: prevenirla e trattarla senza farmaci
La stitichezza è un problema molto comune nelle persone e aumenta con il passare dell’età. Non è facile definire questo disturbo: la diagnosi viene formulata quando vi sono 2 o meno evacuazioni settimanali; inoltre vi sono altri sintomi che accompagnano la stitichezza, ovvero: dolore addominale, sensazione di svuotamento incompleto (tenesmo rettale).
Come accennato precedentemente, la vecchiaia si accompagna a un diminuito transito intestinale, anche senza patologie associate. La ridotta assunzione di liquidi e fibra con la dieta, una generale diminuzione dell’attività fisica e l’abuso di lassativi paiono essere i principali fattori responsabili della stitichezza.
Le strategie volte a ridurre la stitichezza (stipsi) si focalizzano su un programma a più obiettivi, che mira ad aumentare l’introduzione di liquidi e la fibra, incrementare l’attività fisica e a programmare il momento in cui evacuare.
Innanzitutto la stipsi richiede un attento esame che il vostro medico condurrà per escludere possibili malattie che la determinano. L’indagine si concentra sulla valutazione di tutte le variabili che causano costipazione. I farmaci, inclusi i prodotti da banco possono creare stipsi, medicine quali: antidepressivi, neurolettici, antiparkinsoniani, antiacidi contenenti alluminio, farmaci a base di morfina e persino i lassativi, concorrono a determinare un rallentamento della funzionalità intestinale.
Un altro importante aspetto nella cura della stitichezza è lo stato cognitivo dell’individuo. Se la persona è affetta da demenza o da altri problemi neurologici con compromissione della coscienza, è possibile che il programma per favorire l’eliminazione non possa essere effettuato. Anche malattie che limitano l’assunzione di liquidi o malattie terminali non sono suscettibili di un trattamento di “riabilitazione”.
L’introduzione di liquidi deve essere compresa tra 1500 e 2000 cc (1,5-2 litri) al giorno ripartiti uniformemente nell’arco della giornata. Questa indicazione è valida solo se non vi sono malattie per cui sia richiesta una riduzione nell’introduzione dei liquidi (insufficienza renale grave, scompenso cardiaco), prima di intraprendere qualsiasi iniziativa chiedere al medico. L’acqua è la bevanda di prima scelta, ma possono andare bene anche i succhi, l’importante è evitare bevande gassate, se si è diabetici controllare la quantità di zuccheri nei succhi (solitamente queste bevande ne contengono parecchi).
Alcune sostanze come l’alcol, il caffè e il tè, a causa del loro potenziale effetto diuretico (aumentano la produzione di urina) sarebbero da evitare.
La quantità giornaliera di fibra da assumere è di 25-30 g e la sua introduzione deve essere graduale e sempre accompagnata da liquidi. Il meccanismo d’azione della fibra è discusso, ma in linea di massima si pensa che, aumentando il volume e la morbidezza delle feci, sia responsabile di evacuazioni più semplici e rapide. La fibra può essere ritrovata negli alimenti naturali o essere ingerita in aggiunta mediante integratori alimentari: cereali da colazione, crusca e altri prodotti specifici rinvenibili in farmacia.
Nei soggetti immobili la fibra può essere controproducente, quindi è meglio non utilizzarla.
L’evacuazione dovrebbe essere “programmata”, cioè regolare e costante in un determinato periodo della giornata, preferibilmente al mattino dopo la colazione. L’inibizione dello stimolo defecatorio, cioè il trattenere le feci durante la giornata, produce un danneggiamento del riflesso nervoso. La rieducazione all’evacuazione ha il compito di “risvegliare” questo importante meccanismo fisiologico sempre che non sia irreversibilmente danneggiato. Recarsi in bagno dopo la colazione è un momento particolarmente idoneo, poiché in questo periodo il riflesso nervoso (gastrocolico) è particolarmente pronunciato.
Anche la posizione per la defecazione ha un ruolo preciso, l’impiego dei muscoli del ventre (torchio addominale) è essenziale per il processo di svuotamento del retto. La posizione accosciata (squat) esalta particolarmente l’uso di questo gruppo di muscoli; l’uso di uno sgabello sotto i piedi quando si è seduti sul water agevola tale funzione.
L’attività fisica consente all’organismo di migliorare le proprie prestazioni, anche quelle intestinali. Quindi 30 minuti di passeggiata durante la giornata da 3 a 5 volte la settimana sono sufficienti a garantire un valido movimento all’intestino. Gli individui che hanno una ridotta capacità di movimento o che sono costretti a letto devono effettuare flessioni delle gambe e torsioni laterali del busto per almeno 15 minuti al giorno, se le condizioni lo permettono. Questo programma deve essere intrapreso per parecchie settimane e richiede sforzo e impegno da parte della persona, ma è sicuramente da Inoltre cipolle, fagioli, broccoli, cavolo, carote crude, lamponi, more e prugne sono ricchi di fibre. Nel caso il trattamento non producesse alcun risultato, consultare il medico.
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