Assistere un familiare
L'ambiente domestico
La casa per le persone non autosufficienti
La casa, la nostra vita e quella dei nostri cari, i momenti vissuti con angoscia e felicità e i ricordi sono ciò che rende del tutto personale lo spazio in cui si abita, ma in alcuni casi l’ambiente domestico può diventare un luogo insidioso per chi non è più completamente autosufficiente e allora la casa, da “cara compagna di viaggio”, si trasforma nel peggiore dei nemici. In realtà la casa non si è modificata: si sono invece trasformati alcuni aspetti della persona che vi dimora e le sue esigenze.
La disabilità provocata da alterazioni fisiche quali l’artrosi o da malattie invalidanti come le malattie neurologiche (che provocano un deficit dell’attività motoria, con riduzione della forza muscolare e dei movimenti), le difficoltà legate a disturbi mentali quali le demenze o un normale calo dell’attenzione e della capacità di concentrarsi, unite alla diminuzione della vista e dell’udito, riducono drasticamente il livello di autonomia di molti individui, non solo anziani. Questi aspetti richiedono una valutazione dell’unità abitativa al fine di verificare se sia possibile intervenire sulle barriere che ostacolano l’autonomia.
Influenzare con interventi esterni il grado di autonomia, potenziandolo ove sia possibile, può e deve diventare una necessità per molte persone, al fine di preservare la salute biopsicosociale e/o rimandare nel tempo i ricoveri (istituzionalizzazione) e ridurre così i costi per la società.
L’adozione di ausili per rendere la casa più abitabile richiede sforzo sia economico sia personale. I nuovi oggetti sparsi per la casa possono rendere più facile la vita, ma rendono impossibile dimenticare i mutamenti avvenuti e danno particolare risalto alla disabilità, soprattutto quando si ricevono visite. Alcune scelte devono essere pattuite prima con i pazienti: intraprendere costose modifiche senza che vi sia il benestare dell’interessato è scorretto. Una persona giovane può vivere questa condizione con molta frustrazione, mentre un anziano può avvertire un nuovo grado di sicurezza, una nuova autonomia.
Visti i costi di questi sofisticati sistemi, la valutazione a prioridel rapporto costo/beneficio è d’obbligo, soprattutto se si parla di anziani con prospettive di vita molto basse, mentre per soggetti giovani con gravi limitazioni il vaglio del loro beneficio è sicuramente positivo.
In base al tipo di disturbo che affligge l’individuo, si riscontreranno limitazioni nella sfera motoria, in quella cognitiva e sensoriale. Tutti questi aspetti richiedono interventi specifici per risolvere almeno in parte il disturbo che è causa di inabilità.
I principali problemi rinvenibili in un’unità abitativa sono costituiti da: porte che impediscono i movimenti, soprattutto quelli in sedia a rotelle, assenza di rampe, spazi ristretti, sistemazione del bagno, scale.
Gli spazi ristretti, come i corridoi o le zone limitrofe alle porte, risultano molto problematici per il passaggio delle persone, soprattutto se in carrozzina. Un corridoio ideale dovrebbe misurare almeno 90 cm di larghezza ed essere privo di oggetti e tappeti. Il muro dovrebbe avere i corrimano, meglio se colorati, in modo che i soggetti possano aggrapparsi e sentirsi sicuri. Lo spazio necessario per la rotazione della carrozzina è di 150 cm x 150 cm.
È bene evitare tutti gli oggetti che possono ferire le gambe (piante sintetiche, oggetti di varia natura).
Il pavimento dovrebbe essere uniforme e privo di pianelle che sporgono; il linoleum è particolarmente indicato, a patto che sia ben disteso e non crei rigonfiamenti, altrimenti diventa pericoloso.
Una fotocellula a raggi infrarossi per l’accensione delle luci è particolarmente indicata: in tal modo il dispositivo consente di mantenere l’illuminazione per tutto il periodo in cui vi soggiorna la persona e di spegnersi appena non vi sia più nessuno, evitando le difficoltà connesse alla ricerca dell’interruttore.
Raggiungere un interruttore può divenire un’impresa estrema per le persone che sono obbligate sulla carrozzella, aumentando il rischio di cadute. Un interruttore ideale deve essere facilmente raggiungibile e l’altezza dal terreno ne condiziona l’accensione e/o lo spegnimento. Un’altezza adatta varia da 90 a 120 cm da terra. Anche il raggiungimento agevolato delle prese dovrebbe essere a circa 50 cm dal pavimento.
Alcuni interruttori possiedono al loro interno una debole luce, che ne consente il rilevamento anche al buio.
Le scale possono risultare molto infide ed esporre al rischio di cadute, nel caso il malato non abbia la forza di reggersi sulle gambe. Esse impediscono addirittura l’accesso ad alcuni vani della casa.
In questi casi è possibile utilizzare specifici servoscale con poltroncina per consentire all’ammalato di recarsi nelle camere; questi, dotati di poltroncina e pedana, possono sollevare le carrozzine e possiedono un telecomando per gli spostamenti. Sono montati da specifiche ditte e si applicano lungo le scale.
Se invece l’ammalato è ancora in grado di camminare, l’obiettivo è di fornire sicurezza durante il tragitto sulle scale, disponendo alcuni semplici accorgimenti come, per esempio, il corrimano lungo tutto il percorso, nastri antisdrucciolo sui gradini per evitare le scivolate e una buona illuminazione.
La cucina è un ambiente in cui si trascorre molto tempo, sia per la preparazione dei cibi sia, in parte, per la loro consumazione. Tutti i malati in carrozzella possono incontrare difficoltà legate all’organizzazione dello spazio e alla disposizione dei mobili, e sicuramente l’azione di prendere oggetti dai pensili risulta molto difficoltosa. Un sistema, non sempre realizzabile, che può risolvere la difficoltà nell’afferrare gli oggetti dai ripiani è costituito da strutture a pistoni in grado di alzare e abbassare i pensili.
Un movimento difficile da compiere è anche il passaggio delle pentole dal lavandino al fornello, quando sono piene d’acqua e risultano particolarmente pesanti; questo inconveniente può essere risolto dotando la cucina di una doccia estraibile e riempiendo le casseruole direttamente sul fornello.
Le persone e, in linea generale, gli anziani che riescono ancora a deambulare trascorrono gran parte del loro tempo nel soggiorno. I principali ostacoli che si ritrovano in questo vano sono le sedie, spesso troppo basse.
Una sedia bassa che, al momento di sedersi, faccia superare un angolo di 90° e oltre alle ginocchia e alle anche compromette la possibilità di alzarsi autonomamente. Una sedia ideale dovrebbe avere un’altezza dal pavimento di circa 50 cm e possedere i braccioli, in modo tale da fornire un sostegno laterale e un aiuto al momento dell’alzata; i braccioli devono essere privi di corpi contundenti in grado di ferire gli avambracci (viti, bulloni, plastiche taglienti).
Se si ama passare il proprio tempo seduti in poltrona, sarebbe opportuno averne una con i comandi elettrici e che sia reclinabile, in maniera da sistemarla correttamente prima di alzarsi.
Per quanto riguarda le porte e le finestre, queste devono avere alcuni semplici requisiti di sicurezza e comfort.
Le maniglie dovrebbero essere disposte a circa 90 cm dal pavimento e, se possibile, si dovrebbero preferire le porte a scomparsa, che presentano il vantaggio di ridurre a zero il loro ingombro.
Le finestre, invece, devono rigorosamente aprirsi verso l’interno, poiché un’apertura esterna obbliga l’ammalato, o anche solo l’anziano con difficoltà, a sporgersi verso l’esterno, favorendo le cadute.
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