Tossicodipendenza -Anfetamine allucinogene
Principio attivo:derivato della feniletilamina. Presenti sul mercato e note nel gergo dei consumatori con diverse denominazioni (anfe, speed, ecstasy, ice, MDA, MMDA), le anfetamine sono sostanze di sintesi (al contrario delle precedenti, non vengono infatti estratte da piante, ma prodotte e trasformate in laboratorio) appartenenti al grosso capitolo delle sostanze delle “simpaticomimetiche”. Si tratta del gruppo di droghe più eterogeneo, in continua trasformazione ed evoluzione grazie anche alla semplicità della struttura molecolare, che ne rende facile la manipolazione anche all’interno di laboratori chimici improvvisati.
Inoltre, l’estrema eterogeneità e l’immissione sul mercato di sostanze di questo tipo, continuamente modificate nella struttura chimica, non permette di avere sempre precise informazioni tossicologiche. Si presentano per lo più sotto forma di pastiglie di varie forme e colori, che vengono perlopiù ingerite, ma possono anche essere sniffate, fumate e introdotte in vena (bucate). Sono sostanze stimolanti il sistema nervoso centrale per la loro capacità di potenziare la trasmissione di varie sostanze naturalmente presenti nel nostro organismo (i neuromediatori, indispensabili, tra l’altro, per il corretto svolgimento delle funzioni svolte dal nostro organismo a vari livelli tra cui il sistema nervoso), fra cui adrenalina, dopamina, serotonina, per periodi anche lunghi (24-36 ore).
Gli effetti ricercati Le anfetamine producono euforia e un lieve e piacevole stato allucinatorio, fanno sentire molto forti e decisi, inducono uno stato di benessere sia verso se stessi (effetto entactogeno) sia verso gli altri (effetto empatogeno), per cui diventa molto più facile colloquiare e si ha la sensazione che le parole abbiano uno smisurato poterre di aggregazione.
I movimenti diventano rapidi, non si avverte né la fame (le anfetamine erano molto usate in passato nelle diete dimagranti) né la stanchezza (sono state somministrate per la prima volta ai soldati della Seconda guerra mondiale) né il sonno (un tempo venivano perfino usate per studiare di più la notte prima degli esami).
Effetti collaterali non voluti e complicanze Eccitando il sistema nervoso simpatico a vari livelli, queste sostanze provocano i seguenti effetti: ipertensione arteriosa, aumento del ritmo cardiaco, dilatazione della pupilla (midriasi), agitazione e tremori.
Una volta interrotto l’uso, emerge una sensazione spiacevole, caratterizzata da stanchezza, depressione, irritabilità, sonnolenza, dalla quale il soggetto sente il forte desiderio di liberasi al più presto, assumendo altra droga a dosi sempre maggiori fino a giungere, nel giro di qualche settimana, a uno stato di confusione mentale in cui depressione e aggressività portano all’isolamento e possono spingere la persona a compiere atti dalle gravi conseguenze.
Dosi eccessive o ripetute a brevi intervalli possono provocare convulsioni, turbe psichiatriche frequentemente di tipo paranoico, grave aumento della pressione arteriosa con rischio di emorragie cerebrali.
La febbre elevata (fino a 41-42 °C) è un segno tipico dell’intossicazione ed è potenzialmente mortale se non trattata in modo adeguato e con l’assunzione di liquidi non alcolici.
Nell’uso cronico è descritta una distruzione graduale ma irreversibile di alcune categorie di neuroni, con gravi deficit psico-neurologici. [G.F.]
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