Sofferenza fetale
Diminuita ossigenazione e nutrizione del feto durante la gravidanza o il parto.
Tipi di sofferenza fetale
La sofferenza fetale può essere cronica o acuta.
Sofferenza fetale cronicaSi traduce in un rallentamento della crescita del feto, che può dar luogo a un ritardo di crescita intrauterina. È dovuto all’insufficienza qualitativa degli apporti nutritivi, che può essere causata da una malattia cardiovascolare o da ipertensione arteriosa della madre, tossiemia gravidica, lesioni della placenta. Per individuare un ritardo di crescita si procede alla misurazione dell’altezza uterina e alla verifica ecografica di determinati parametri fetali, durante il quarto mese di gestazione. Una sofferenza fetale di notevole entità può costringere a interrompere la gravidanza per salvare il bambino.
Sofferenza fetale acutaSi osserva in prevalenza al momento del parto, a causa di compressione del cordone ombelicale, distacco della placenta con formazione di un ematoma retroplacentare, contrazioni uterine troppo ravvicinate. Una sofferenza fetale acuta è segnalata da un cambiamento dei rumori cardiaci del feto, apprezzabili mediante monitoraggio. Il ritmo cardiaco può scendere sino a 60 battiti al minuto, in corrispondenza con le contrazioni uterine o subito dopo.
Talvolta il liquido amni otico assume una colorazione verdastra dovuta al fatto che il feto elimina troppo presto il meconio (sostanza contenuta nel suo intestino). La sofferenza fetale è confermata se la misurazione del pH sanguigno, eseguibile in utero grazie a una piccola incisione del cranio del feto praticata per via vaginale, rivela un’acidosi (pH inferiore a 7,20).
La deprivazione di ossigeno subita dal feto (anossia) può avere gravi conseguenze sulle sue funzioni cerebrali e rappresenta quindi un buon motivo per accelerare il parto, utilizzando il forcipe alla fine del travaglio oppure procedendo al taglio cesareo.
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