Assistere un familiare
Le ulcere delle gambe
Detersione delle ulcere
Il trattamento delle ulcere richiede molta esperienza e costanza, i pazienti sono spesso tentati di abbandonare il trattamento e, proprio per questo motivo, si dovrebbe instaurare un piano di cura personalizzato e concordato con la persona anche in virtù del fatto che la cura, a volte, può protrarsi per periodi molto prolungati (anni).
Nella cura specifica dell’ulcera è importante stabilire come trattare il tessuto ferito e la cute vicino alla lesione (zona perilesionale). L’uso di agenti disinfettanti sulle ulcere non è assolutamente indicato, gli studi effettuati evidenziano che i componenti chimici presenti nelle soluzioni antisettiche risultano dannosi per le cellule in via di moltiplicazione e quindi il loro utilizzo andrebbe abolito e sostituito con sostanze non dannose che presentino caratteristiche simili alla cute lesionata e che siano in grado di non interferire con i processi di riproduzione (mitotici) in atto sulla superficie della ferita.
La soluzione fisiologica, il Ringer lattato (prodotto disponibile in farmacia) o in alternativa l’acqua del rubinetto possono tranquillamente essere utilizzati per la pulizia delle ulcere.
Un’ulcera deve essere lavata con una siringa monouso da 35 ml dotata di un ago da 18 Gauge, spruzzando l’acqua verso la ferita. La pressione misurata in PSI (pressione superficiale d’irrigazione) risulta di circa 8 PSI; tale pressione effettua una detersione efficace senza ledere i tessuti e senza spingere (inoculare) in profondità i batteri. Il getto deve essere rivolto tangenzialmente alla cute e l’acqua dovrebbe essere preferibilmente tiepida (attenzione a non provocare ustioni).
La pulizia può svolgersi con semplici garze mediante tamponamento.
Se non si possiede una siringa, si possono utilizzare garze sterili inumidite per pulire la ferita.
Tutte le ulcere sono “abitate” da batteri ma la presenza di questi microrganismi non interferisce sul processo di guarigione fino a quando la popolazione non supera un determinato livello.
Lo scopo della pulizia è quello di eliminare il tessuto devitalizzato, ridurre la carica batterica e rendere ben visibile il fondo dell’ulcera. Le contaminazioni della persona con oggetti sporchi oppure tra la persona e l’operatore che ha il compito di medicare la lesione (contaminazioni crociate) sono particolarmente frequenti: proprio per questo motivo è importantissimo che l’operatore si lavi accuratamente le mani prima di toccare una lesione.
La sterilità non è assolutamente necessaria, la pulizia è invece essenziale!
Rimozione del tessuto necrotico
La rimozione del tessuto necrotico (morto) deve essere effettuata ogni volta che si medica l’ulcera e fino a quando la lesione non è ben pulita.
I principali metodi per la rimozione del tessuto necrotico (debridement) sono i seguenti: autolisi, wet-to-dry, metodo whirlpool, enzimi proteolitici, agenti biologici, tecnica chirurgica.
Il metodo autolitico prevede l’applicazione di sostanze particolari chiamate idrogel. Tale metodica ha il vantaggio di essere completamente indolore ma, a differenza di altre pratiche, risulta essere più lunga. Gli idrogel sono sostanze amorfe costituite essenzialmente da acqua, vengono disposte sulla ferita necrotica e mediante un principio di richiamo dei liquidi (processo osmotico) sono in grado di promuovere la digestione del tessuto devitalizzato. Tale processo avviene anche naturalmente utilizzando sotto il bendaggio una garza non aderente; l’umidità trattenuta sotto le bende risulta in grado di digerire autoliticamente il tessuto non vitale.
Il sistema wet-to-dry, oggi quasi abbandonato, si effettuava applicando le garze sul letto della ferita e aspettando che seccassero; successivamente esse venivano rimosse con forza, con conseguenze facilmente intuibili.
Il metodo whirlpool si avvale dell’elevata pressione del getto d’acqua, con il quale si effettua una pulizia della lesione sfruttando l’azione meccanica dello spruzzo; esistono in commercio apposite macchine, chiamate idropulsori, il cui utilizzo non è sempre così indolore ed economico.
Gli enzimi proteolitici svolgono un’azione di digestione del tessuto necrotico, ma hanno lo svantaggio di dovere essere sostituiti ogni 12 ore e di non essere sempre molto selettivi; inoltre per la loro applicazione è necessaria la prescrizione del medico curante perché si tratta di veri e propri farmaci.
Gli agenti biologici vengono qui citati solo per completezza. Essi sfruttano l’azione delle larve (Lucilla sericata) per la distruzione del tessuto devitalizzato. Le larve devono essere contate prima della loro applicazione e al momento della rimozione; non sono sempre accettate dai pazienti.
La tecnica chirurgica è sicuramente la migliore arma da impiegare nel debridement del tessuto devitalizzato: deve essere applicata dal chirurgo esperto e al paziente si deve somministrare una corretta anestesia.
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