Assistere un familiare
Il movimento
I danni dell’immobilità
Se i muscoli non vengono utilizzati con costanza tendono ad atrofizzarsi molto rapidamente e anche le articolazioni subiscono un irrigidimento e tendono a bloccarsi.
L’immobilità è la causa scatenante di lesioni da decubito poiché, venendo a mancare il fisiologico movimento volontario/involontario dei segmenti corporei, si espongono alcune zone particolari (osso sacro, scapole, talloni) al rischio di sviluppo di ulcere da pressione.
In caso di postura obbligata, le articolazioni che restano immobili per un lungo periodo determinano indirettamente un irrigidimento dei muscoli che rende estremamente difficile il recupero della tonicità iniziale. Il risultato è una contrazione permanente di un gruppo di muscoli rispetto ad altri con l’impossibilità di ripristinare un normale movimento articolare.
Assicurando una buona circolazione, la mobilità evita la formazione di grumi di sangue (emboli) con conseguenti embolie polmonari. I soggetti che rimangono a letto per periodi prolungati sono molto esposti al rischio di queste patologie. Il controllo della pressione risente particolarmente dell’effetto dannoso prodotto da periodi prolungati di permanenza a letto; può insorgere un disturbo che prende il nome di ipotensione ortostatica e si manifesta al momento del cambio di posizione da sdraiati alla stazione eretta con caduta della pressione, capogiro, pallore e possibile svenimento.
Anche l’espansione della cassa toracica è ridotta durante l’allettamento e la possibilità che le secrezioni polmonari ristagnino è molto elevata, aumentando il rischio di infezioni ai polmoni.
A causa di un lungo periodo di allettamento, inoltre, l’osso può subire una rapida distruzione favorendo la comparsa di fratture.
Questo breve elenco è sufficiente a rendere l’idea dell’importanza che il movimento riveste nella prevenzione dei danni secondari all’immobilità.
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