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L’anziano fragile
La fragilità in geriatria è un evento che si manifesta con tutta la sua prepotenza, il numero di patologie che colpiscono la persona e la rendono vulnerabile è davvero illimitata.
L’individuo di età avanzata ( soprattutto se ultraottantenne), con più patologie (comorbilità), affetto da disabilità e in condizioni socioeconomiche sfavorevoli è la classica persona definita fragile.
In ambito infermieristico possiamo dire che il soggetto presenta alterazioni della sfera biopsicosociale.
Questa fragilità determina una serie di eventi a cascata spesso irreversibili: la diminuzione dell’efficienza muscolare predispone il soggetto fragile a rischio di cadute, a una minore termoregolazione e all’incapacità di far fronte alla resistenza fisica; inoltre si osservano disturbi del sistema immunitario (diminuzione delle difese) con lentissime capacità di recupero. Diventa sempre più frequente il ricorso alle cure mediche e ai ricoveri, ma ogni intervento in questo senso indebolisce sempre più il soggetto anziano.
Questi individui richiedono un approccio specifico che può essere fornito solo dal geriatra, da un’assistenza infermieristica specifica e da componenti organizzative adatte. Come visto precedentemente la valutazione multidimensionale (scale di valutazione) ha il compito di individuare precocemente i principali deficit e di migliorare la qualità di vita dell’anziano attraverso un’assistenza “su misura”. Il corretto approccio al soggetto fragile non può prescindere dal “lavoro di squadra”, la gestione individuale non è concepibile e neppure fattibile. Oltre a questi aspetti, è indispensabile che vi sia una rete assistenziale molto forte a cui fare riferimento; questa strutturazione prevede la partecipazione di molte figure e l’impiego di alcuni servizi: il medico di famiglia in primo luogo, l’assistenza domiciliare integrata (ADI), gli eventuali ricoveri in strutture idonee (RSA), i centri diurni e le degenze per la riabilitazione.
Alcune considerazioni sull’anziano fragile
Nella gestione dell’anziano fragile è indispensabile che venga contattato il medico di famiglia, il quale attiverà una serie di servizi anche per dare respiro ai parenti coinvolti nell’assistenza.
Talvolta può essere necessario ricorrere a un ricovero temporaneo o permanente nelle case di riposo (RSA). Tale soluzione scatena spesso nei familiari una serie di emozioni negative che li induce a vivere il ricovero del congiunto come una sconfitta o un abbandono del proprio caro. I sensi di colpa si fanno sentire in modo dirompente e possono condurre i famigliari verso la depressione. Inoltre, le critiche velate e no dei parenti possono alimentare la sensazione di avere commesso qualcosa di sbagliato. Si deve però tenere presente che questi malati devono inevitabilmente essere seguiti da personale qualificato e da strutture specifiche, se il vostro medico ritiene che possa essere utile all’anziano e anche alla famiglia adottare tale soluzione, allora è bene ascoltarlo. Chiaramente l’ambito domiciliare è sempre preferibile, ma alcune volte non si riesce proprio a fare fronte al carico di lavoro e di stress che ne deriva, inoltre anche i costi possono essere così elevati da diventare in taluni casi insostenibili.
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