Colica

Per colica si intende un dolore acuto, molto intenso, localizzato all’addome e legato tipicamente alla distensione del tubo digerente, dei dotti ghiandolari o delle vie urinarie. I tipi di colica più frequenti e caratteristici sono la colica biliare e quella renale: esse non presentano alcuna correlazione tra di loro e un paziente che soffre o […]



Per colica si intende un dolore acuto, molto intenso, localizzato all’addome e legato tipicamente alla distensione del tubo digerente, dei dotti ghiandolari o delle vie urinarie.

I tipi di colica più frequenti e caratteristici sono la colica biliare e quella renale: esse non presentano alcuna correlazione tra di loro e un paziente che soffre o ha sofferto di uno dei due tipi di colica non ha alcuna predisposizione a soffrire anche dell’altro.

Dal punto di vista fisiologico queste due tipologie di colica sono riconducibili al blocco dei dotti da parte di calcoli: in particolare, la colica biliare viene talvolta scatenata (nei pazienti con problemi di calcoli biliari) da un pasto particolarmente grasso o abbondante, mentre quella renale può insorgere nei soggetti portatori di calcoli ai reni dopo l’assunzione di una grande quantità di liquidi, oppure per l’uso di farmaci che stimolano la produzione di urina (diuretici).

Le coliche intestinali sono connesse all’irritazione provocata da una gastroenterite, una colite o un’occlusione intestinale. Esistono anche coliche pancreatiche, causate dall’ostruzione del dotto di Wirsung, e salivari, imputabili a una litiasi.

La colica si traduce in un susseguirsi di attacchi parossistici con dolori molto violenti, intervallati da momenti di tregua; può accompagnarsi a nausea e disturbi respiratori, agitazione e vomito. Il trattamento consiste nella somministrazione di analgesici e spasmolitici; si impone la ricerca di una causa ostruttiva (calcolo, trombo), curabile con la rimozione dell’impedimento.


Colica biliare

È caratterizzata da dolori parossistici all’ipocondrio destro (l’area laterosuperiore dell’addome), che possono irradiarsi alla schiena e alla spalla destra, sono associati a nausea e, a volte, a vomito. La colica biliare è causata tipicamente dal passaggio di un calcolo (di tipo biliare) dalla colecisti alle vie biliari: questa condizione viene detta infatti anche colica da calcoli biliari (ma anche colica epatica).

Il calcolo rimane spesso bloccato nel dotto cistico oppure nel coledoco, provocandone l’ostruzione, la quale a sua volta determina un aumento della pressione della bile all’interno di queste strutture tubulari, che ne risultano dilatate pur continuando a contrarsi vivacemente. Il risultato è appunto l’insorgenza di un dolore molto intenso, localizzato in genere nella parte superiore destra dell’addome (al di sotto dell’arcata costale), che può persistere anche per più ore e con notevole intensità. Spesso il dolore si irradia anche posteriormente verso la scapola oppure verso la spalla. Molte volte al dolore si accompagnano nausea e vomito. La colica biliare tende in genere a risolversi spontaneamente nel giro di qualche ora; talora può residuare una dolenzia addominale a destra, che può protrarsi anche per più di un giorno.

Non devono invece fare pensare a una colica biliare disturbi vaghi come un dolore lieve ricorrente al fianco destro, la difficoltà a digerire o la sensazione di gonfiore, che vengono spesso lamentati dai pazienti con colelitiasi.

Alcuni segni possono suggerire la presenza di una complicanza (come una colangite/colecistite o una pancreatite), per esempio la febbre o un dolore molto intenso e persistente, di solito localizzato più centralmente nell’addome.


Colica renale

La colica renale è provocata generalmente dal passaggio di un calcolo dal rene agli ureteri (i piccoli condotti tubulari mediante i quali l’urina fluisce dai reni alla vescica) oppure all’uretra (che è la struttura tubulare tramite la quale l’urina passa dalla vescica all’esterno).

Talora questo tipo di colica può essere anche causato dalla distensione anomala della vescica o dallo stiramento della membrana che riveste il rene. La colica renale è un dolore molto intenso e persistente, che tende a peggiorare con il tempo e che tipicamente non viene alleviato da alcuna posizione del corpo. Il dolore è localizzato al fianco destro o sinistro, a seconda dell’uretere ostruito, e spesso si irradia verso la regione inguinale e gli organi genitali (regione vulvare nella donna, testicoli nei maschi).

In caso di ostruzione dell’uretra, il dolore è invece tendenzialmente più centrale, nella parte bassa dell’addome. Talvolta, l’ostruzione può essere parziale e il dolore quindi può risultare intermittente. La durata del dolore è molto variabile, e va da meno di un’ora a oltre 24 ore; anche in questo caso, il dolore può essere accompagnato da nausea e vomito e talora da una sudorazione profusa. Spesso l’ostruzione delle vie urinarie da parte dei calcoli provoca alterazioni nella diuresi, causandone un blocco (anuria), un aumento (poliuria) oppure l’alternanza di entrambe. Talvolta si rileva anche la presenza di sangue visibile nelle urine (ematuria).


Diagnosi

La diagnosi di colica renale o biliare viene in genere suggerita dai disturbi lamentati dal paziente. Durante la visita, il medico può differenziare la colica biliare da quella renale tramite due segni specifici:

  1. il segno di Murphy, che consiste nell’accentuazione del dolore quando il medico preme con la mano nella regione sottocostale destra dell’addome e chiede al paziente di inspirare profondamente; questa manovra provoca tipicamente l’interruzione dell’atto del respiro;
  2. il segno di Giordano, che consiste nell’accentuazione del dolore quando il medico percuote con la mano a taglio il fianco al quale si localizza la colica.

Alcuni esami (ampiamente disponibili) consentono di confermare la diagnosi di colica e di differenziare i due tipi. Nella colica biliare si ha un caratteristico aumento nel sangue di alcuni indici (che vengono detti di colestasi) come la γ-glutamiltransferasi (γGT) o la fosfatasi alcalina (ALP) e talora anche di altri parametri come le transaminasi (AST e ALT) e la bilirubina. Questi parametri di laboratorio sono invece assolutamente normali in caso di colica renale, nella quale risultano alterati i livelli ematici di creatinina e degli elettroliti.

I calcoli, sia biliari sia renali, possono qualche volta essere individuati con una radiografia diretta dell’addome, ma la metodica strumentale più utilizzata e precisa per la diagnosi è l’ecografia, che consente di visualizzare i calcoli e la dilatazione corrispondente delle vie biliari oppure delle vie urinarie.

Altri esami più complessi (come la colangiografia o l’urografia) vengono in genere riservati a casi meno chiari o con sintomi persistenti malgrado un’idonea terapia.


Terapia

L’episodio di dolore acuto tende in genere a risolversi spontaneamente dopo alcune ore, ma richiede comunque una terapia con farmaci di supporto quali antidolorifici, liquidi per via endovenosa e antispastici. In entrambi i tipi di colica, i calcoli possono uscire spontaneamente, passando nell’intestino nel caso delle coliche biliari e venendo invece eliminati con l’urina nel caso di quelli renali.

È importante raccogliere i calcoli renali, filtrando l’urina con una garza, per farne stabilire la composizione con appositi esami, con possibilità di effettuare terapie che ne prevengano la recidiva. Talvolta invece i calcoli possono rimanere bloccati nelle vie biliari e nelle vie urinarie: in questo caso sono necessari dei trattamenti specifici (come quelli chirurgici o endoscopici) per rimuoverli. In caso di colica renale con persistenza di calcoli non completamente ostruenti, viene spesso utilizzata la cosiddetta litotripsia, che consiste nella rottura dei calcoli dall’esterno tramite onde d’urto.

Dopo una colica biliare viene in genere consigliato al paziente di asportare la colecisti per prevenire coliche ulteriori, che presentano sempre il rischio di complicanze molto serie. [E.G.]