Avambraccio

Parte dell’arto superiore compresa tra il gomito e il polso. Il radio all’esterno e l’ulna all’interno, uniti dal legamento interosseo, delimitano due parti dell’avambraccio: le regioni antibrachiale anteriore e posteriore. La regione antibrachiale anteriore, che costituisce i due terzi della circonferenza dell’avambraccio, comprende un piano superficiale, costituito da vasi (vena radiale e ulnare superficiali, utilizzate […]



Parte dell’arto superiore compresa tra il gomito e il polso. Il radio all’esterno e l’ulna all’interno, uniti dal legamento interosseo, delimitano due parti dell’avambraccio: le regioni antibrachiale anteriore e posteriore.

La regione antibrachiale anteriore, che costituisce i due terzi della circonferenza dell’avambraccio, comprende un piano superficiale, costituito da vasi (vena radiale e ulnare superficiali, utilizzate per i prelievi ematici o le perfusioni), nervi e muscoli, e un piano profondo, formato da muscoli che presiedono alla flessione delle dita. Tra questi due piani sono presenti fasci vascolonervosi. Nella parte bassa della regione antibrachiale anteriore, l’apertura dei tendini e dei muscoli forma la doccia del polso, nella quale si avvertono i battiti dell’arteria radiale.

La regione antibrachiale posteriore è formata da muscoli che svolgono un ruolo essenziale nella flessione e nell’estensione delle dita, oltre che nella rotazione della mano e negli altri suoi movimenti di abduzione e adduzione.


Patologie

La frattura delle due ossa dell’avambraccio è la patologia più frequente, sia negli adulti sia nei bambini.

Nei bambini, le estremità delle ossa fratturate restano in contatto, indipendentemente dalla loro angolazione (angolo formato dai due frammenti): questa frattura è detta a legno verde.

L’intervento chirurgico consiste nel raddrizzare l’angolazione. Il braccio verrà quindi ingessato per circa 6 settimane.

Negli adulti, le fratture sono più rare ma spesso scomposte; sono frequenti nei soggetti anziani (osteoporosi).

L’osteosintesi (unione dei frammenti ossei mediante una placca metallica) e l’immobilizzazione per un mese sono preferibili a un trattamento ortopedico.