Osteoporosi
Diminuzione progressiva della trama proteica dell’osso, la cui mineralizzazione rimane comunque normale. La diminuzione della trama proteica delle ossa è un fenomeno naturale, detto osteopenia fisiologica e legato all’invecchiamento dello scheletro. L’osteoporosi è caratterizzata dall’abnorme accentuazione di questo processo, per uno squilibrio che si viene a creare tra l’attività degli osteoblasti (cellule che producono il tessuto osseo) e quella degli osteoclasti (cellule che lo distruggono): a parità di volume, l’osso è meno denso, e quindi più fragile. Le cause dell’osteoporosi sono numerose. La forma più comune è quella che insorge dopo la menopausa, quando i livelli di estrogeni (ormoni protettori del tessuto osseo) subiscono un drastico calo. L’osteoporosi senile si osserva in individui di entrambi i sessi, dopo i 70 anni, e la sua frequenza aumenta con l’età; è favorita dalla sedentarietà, dall’assenza di esposizione alla luce naturale (che permette la sintesi della vitamina D a livello cutaneo), da un regime carente di calcio e proteine. Può essere inoltre di origine endocrina o farmacologica: eccesso di ormoni tiroidei o paratiroidei (presenza di un adenoma delle ghiandole paratiroidi), di corticosteroidi (malattia di Cushing, trattamento a base di questi farmaci) ecc. Queste forme possono insorgere a tutte le età. L’osteoporosi può colpire anche l’uomo, favorita dall’abuso di alcol e tabacco. Interessa solo eccezionalmente la donna giovane, nella quale si manifesta durante la gravidanza. Esistono inoltre osteoporosi più complesse (legate al diabete o all’orticaria pigmentaria) e forme ereditarie (osteogenesi imperfetta).
Sintomi e segni
Le principali manifestazioni sono le fratture, la cui sede varia a seconda che la diminuzione della densità ossea riguardi l’osso corticale o quello spugnoso. Quando l’osteoporosi è a carico dell’osso corticale, le fratture interessano in genere l’estremità inferiore del polso, la testa dell’omero e, nell’anziano, il collo del femore. Possono inoltre riguardare il bacino e l’osso sacro, sotto forma di fratture da sforzo. Quando invece l’osteoporosi è a carico dell’osso spugnoso, particolarmente abbondante nelle vertebre, le fratture danno luogo a un cedimento vertebrale improvviso, che provoca un dolore dorsale o lombare acuto, spesso confuso con una lombalgia. Intenso per 10 giorni, il dolore scompare a poco a poco nell’arco di 3-4 settimane. La vertebra rimane deformata anche dopo la guarigione e può essere responsabile di dolore cronico, che il paziente avverte solo durante la stazione eretta.
Diagnosi
Molto spesso un cedimento vertebrale o una trasparenza eccessiva alla radiografia permettono di scoprire un’osteoporosi. L’assorbimetria, che valuta la densità ossea, consente di stabilire l’importanza della malattia, di cui è possibile seguire l’evoluzione misurando regolarmente l’altezza del paziente: un cedimento vertebrale fa perdere 1-2 cm, mentre un’osteoporosi più importante, con cedimenti multipli, ne fa perdere da 15 a 20.
Trattamento
Il trattamento dell’osteoporosi legata alla menopausa si basa sulla prescrizione di estrogeni naturali, mentre quello delle forme endocrine o farmacologiche è rivolto alla causa. Tra gli altri provvedimenti per combattere questa malattia, vi sono la prescrizione di calcio, vitamina D, bifosfonati (etidronato, alendronato, risedronato) e antiestrogeni (raloxifene), che contrastano il riassorbimento osseo. Dopo vari anni di trattamento, i bifosfonati aumentano la densità ossea e riducono le fratture a carico delle vertebre e del collo del femore. Si propongono inoltre trattamenti atti a stimolare la sintesi ossea (stronzio, ormoni paratiroidei).
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