Ventilazione artificiale
Tecnica che permette di supplire, in maniera parziale (ventilazione assistita) o totale (ventilazione controllata), temporanea o prolungata, a una ventilazione (insieme dei fenomeni meccanici concorrenti alla respirazione) deficitaria. La ventilazione artificiale moderna, in uso a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso, fu dapprima utilizzata per il trattamento di malattie neuromuscolari quali la poliomielite.
Indicazioni
Questa tecnica, grazie alla quale è possibile fornire all’organismo l’ossigeno di cui ha bisogno ed eliminare l’anidride carbonica, è indicata nel trattamento di tutte le insufficienze respiratorie, acute e croniche.
Tipi di ventilazione artificiale
Bocca a boccaÈ una tecnica di soccorso utilizzata nelle situazioni di massima urgenza.
Pallone autoespandibileAnche detto Ambu (Advanced Manual Breathing Unit), è indicato per una ventilazione di breve durata (trasporto in ambulanza). Munito di valvole unidirezionali, è azionato dalla pressione regolare della mano del soccorritore o dell’équipe medica. L’aria insufflata è talora arricchita di ossigeno. Si può applicare una maschera sul viso del soggetto, per limitare le perdite, o praticare un’intubazione tracheale (introduzione nella trachea di un tubo munito a un’estremità di un pallone gonfiabile) al fine di contenere le perdite ed evitare nel contempo qualsiasi rigurgito di liquido gastrico nei polmoni.
RespiratoriSono impiegati in caso di ventilazione artificiale prolungata, per esempio per coma, paralisi dei muscoli respiratori, dispnea post-operatoria, crisi acuta in un soggetto affetto da insufficienza respiratoria cronica scompensata o infezione acuta grave (setticemia). Questi strumenti, sempre più complessi, insufflano nei polmoni aria arricchita di ossigeno; possono inoltre ripristinare il volume polmonare e ridurre il lavoro respiratorio del paziente lasciandogli nel contempo la capacità di controllare la profondità e il ritmo della ventilazione. Sono inoltre in grado di regolare dati parametri che forniscono informazioni sullo stato dei polmoni e la possibilità del paziente di respirare di nuovo da solo. In caso di edema o fibrosi, se le condizioni dei polmoni sono tali che una ventilazione normale potrebbe risultare nociva (rischiando di causare un barotrauma) è possibile praticare al paziente un’ipoventilazione, assicurandogli comunque un apporto di ossigeno sufficiente.
Polmone artificiale extracorporeo o polmone a membranaÈ usato per assicurare la respirazione di un soggetto per qualche giorno o alcune settimane. Questa tecnica, molto impegnativa, richiede la presenza costante di un medico e di alcuni infermieri e è impiegata soltanto in casi eccezionali. Come l’emodialisi, consiste nel far circolare il sangue del soggetto in un circuito extracorporeo regolato da una pompa: in seguito a puntura di un’arteria o di una vena, il sangue entra in un circolo a contatto con una membrana permeabile ai gas in esso disciolti (ossigeno, anidride carbonica); lungo l’altra faccia della membrana fluisce dell’ossigeno. Una volta arricchito di ossigeno e impoverito di anidride carbonica, il sangue viene nuovamente immesso nel soggetto.
Ossigenazione endovenosaCome il polmone artificiale, è riservata ai malati per i quali una ventilazione con respiratore non è efficace o risulta troppo pericolosa, a causa dell’eccessiva pressione esercitata. Consiste nell’introdurre in un vaso (in genere la vena cava inferiore) un fascio di fibre cave in cui si insuffla l’ossigeno, che viene poi assorbito dal sangue.
Stimolazione alternata dei nervi freniciPermette di assicurare per qualche ora al giorno una ventilazione apparentemente spontanea, in pazienti totalmente paralizzati in seguito a una lesione del midollo spinale cervicale. Consiste nella stimolazione consecutiva dei due nervi frenici, responsabili della contrazione del diaframma, tramite radiofrequenza, utilizzando una corrente di induzione tra due bobine, una montata su un cilindro che circonda il nervo, l’altra situata all’esterno del corpo del soggetto.
Maschera nasaleModellata sul naso del soggetto, permette di assicurare a domicilio una ventilazione notturna nei pazienti affetti da malattie che colpiscono i muscoli respiratori o da apnee notturne (arresti respiratori ripetuti durante il sonno).
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