Ictus e attacco ischemico transitorio -Diagnosi
In presenza di disturbi come quelli sopra descritti è fondamentale una tempestiva valutazione del medico per cui, specie nei casi più eclatanti, viene solitamente allertato il sistema dell’emergenza 118 e si accede a un Pronto soccorso: qui, nel sospetto di ictus, vengono in genere effettuati esami del sangue, un elettrocardiogramma e una radiografia del torace. Le diagnosi di TIA e di ictus sono effettuate in base ai segni e ai sintomi rilevati sul paziente mentre, per differenziare un ictus ischemico da un ictus emorragico, occorre sottoporre il paziente a una tomografia computerizzata dell’encefalo (TAC) o, come accade sempre più spesso, a una risonanza magnetica (RM) che, rispetto alla prima, ha il vantaggio di poter identificare lesioni di piccole dimensioni o localizzate nella fossa cranica posteriore. Grazie alla RM del cervello è possibile dimostrare, nei pazienti con pregressi TIA o ictus, eventuali lesioni passate inosservate dal punto di vista clinico.
L’esecuzione di un ecocolordoppler dei tronchi sovra-aortici può risultare utile qualora si sospetti la presenza di una stenosi carotidea: questo esame può evidenziare infatti la presenza di lesioni aterosclerotiche alle carotidi. Nel caso in cui l’ostruzione (stenosi) della carotide sia rilevante, con grave compromissione del flusso ematico diretto al cervello (si parla di ostruzioni emodinamicamente significative) e quindi rischio di ulteriori o più gravi episodi di ictus ischemico, il medico può valutare insieme a un chirurgo vascolare la possibilità di un intervento angiochirurgico.
Una metodica sempre più impiegata per la diagnosi di ictus e TIA è l’ecocolordoppler transuranico: oltre a essere un efficace strumento diagnostico per le ostruzioni dei vasi intracranici, questo esame consente inoltre di monitorare nel tempo, con sufficiente accuratezza, i processi di ricanalizzazione delle arterie intracraniche maggiori (soprattutto dell’arteria cerebrale media) dopo processi di trombolisi spontanea o indotta dalla somministrazione di appositi farmaci.
Per approfondire ulteriormente lo studio del flusso nei principali tronchi arteriosi del collo e dell’interno del cranio si può ricorrere a una nuova metodica, detta Angio-RM, oppure effettuare un’angiografia, tuttora l’esame più accurato e preciso (gold standard, come dicono i medici) cui fare riferimento per una valutazione sia dell’aspetto (valutazione morfologica) sia del funzionamento del circolo intracranico. L’angiografia permette di valutare la presenza di una placca aterosclerotica ulcerata, di un restringimento vascolare (stenosi) o di una dissezione carotidea; le indicazioni all’esecuzione di tale esame nei soggetti affetti da ischemia cerebrale, tuttavia, si sono modificate in seguito allo sviluppo di TAC, RM, ecografia carotidea ed ecografia transcranica. L’iter diagnostico, nel paziente con ictus, viene infine completato dall’ecocardiogramma, eseguito con la tradizionale metodica (transtoracico) oppure con sonda transesofagea; quest’esame serve a escludere un’origine cardioembolica ovvero a identificare una cardiopatia ischemica eventualmente silente tra le cause dell’ictus.
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