Ictus e attacco ischemico transitorio -Attacco ischemico transitorio (TIA)
Si parla di attacco ischemico transitorio (abbreviato in TIA dalle iniziali del nome inglese della patologia) per riferirsi all’improvvisa comparsa di segni e sintomi riferibili a un deficit cerebrale localizzato: questo deficit va attribuito all’insufficiente apporto di sangue che affluisce in un determinato distretto del cervello e ha durata inferiore a un’ora. La diagnosi viene fatta sulla base dei disturbi presentati dal paziente. L’attacco ischemico transitorio non lascia postumi ma rappresenta un importante campanello d’allarme e costituisce un fattore di rischio per l’insorgenza di un nuovo episodio di TIA, ictus o infarto al miocardio. A seconda della parte di circolo cerebrale colpito si distinguono:
1. TIA carotidei, con possibili disturbi visivi, disturbi di forza (ipostenia) o di sensibilità (parestesie o ipoestesia) a un arto superiore o una metà del corpo (emisoma), il tutto localizzato al lato opposto a quello della carotide (e quindi dell’emisfero cerebrale) interessata;
2. TIA vertebrobasilari, con vertigini, visione doppia (diplopia), disturbi della parola (disartria, afasia), cefalea ecc.
Se si è colpiti da attacco ischemico transitorio è importante consultare il medico: anche se i disturbi scompaiono in breve tempo, infatti, è possibile che altre malattie diano disturbi simili (emicrania, epilessia, ipoglicemia, tumori cerebrali, sclerosi multipla, isteria) e la situazione va quindi esaminata con attenzione.
Cerca in Medicina A-Z