Exsanguinotrasfusione
Sostituzione quasi totale del sangue o dei globuli rossi di un malato con sangue o globuli rossi di donatori.
Indicazioni
Le principali indicazioni dell’exsanguinotrasfusione sono la malattia emolitica del neonato, le anemie o le intossicazioni gravi, la babesiosi, la drepanocitosi.
La malattia emolitica del neonato, causata da un’incompatibilità sanguigna tra feto e madre, determina nel bambino una grave anemia che si manifesta con ittero. Questa patologia insorge quando la madre, appartenente al gruppo sanguigno Rh negativo, ha prodotto anticorpi anti-Rh ed è incinta di un feto Rh positivo. Se lo richiede lo stato di salute del bambino, valutabile in particolare con il dosaggio della bilirubina ematica, si procede a un’exsanguinotrasfusione nei primi giorni di vita. I globuli rossi del sangue trasfuso si sostituiscono a quelli del neonato, portatori degli anticorpi responsabili della malattia, e correggono così l’anemia; la bilirubina, pigmento responsabile dell’ittero, viene eliminata. Oggi l’exsanguinotrasfusione può essere effettuata già durante la gravidanza, sul feto in utero, quando si manifestano gravi segni della malattia emolitica, in particolare un edema generalizzato (anasarca) evidenziabile con l’ecografia. La puntura, seguita da iniezione, viene praticata sotto controllo ecografico nel cordone ombelicale, e può essere ripetuta varie volte prima della nascita.
Altre anemie emolitiche gravi possono richiedere questa procedura, in particolare la drepanocitosi (malattia ereditaria del sangue, caratterizzata dalla presenza di un’emoglobina anomala, l’emoglobina S).
L’exsanguinotrasfusione, che permette di abbassare il tasso di emoglobina S al di sotto del 40% o anche del 20%, può essere ripetuta periodicamente; è indicata in caso di complicanze severe (infezioni, ictus). Anche le intossicazioni gravi, per esempio l’avvelenamento da idrogeno arseniato o solfato di rame e la babesiosi (malattia parassitaria degli animali trasmessa all’uomo da una zecca), possono rendere necessaria un’exsanguinotrasfusione isolata.
Tecnica
Nel neonato l’exsanguinotrasfusione viene praticata manualmente: si introduce un catetere nella vena ombelicale per permettere alternativamente il prelievo del sangue del piccolo e le iniezioni del sangue o dei globuli rossi del donatore. In altri casi (drepanocitosi) si può utilizzare un’apparecchiatura di citoaferesi, grazie alla quale si eliminano i globuli rossi del malato e in seguito gli si reimmettono gli altri elementi del sangue, insieme ai globuli rossi sani. Questa tecnica è più rapida e meno fastidiosa per il paziente del metodo manuale, che consiste nel prelevare il sangue del malato da una vena e iniettare il sangue del donatore in un’altra.
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