Aborto -Segni e sintomi
- La minaccia d’aborto si manifesta, classicamente, con la comparsa di sanguinamento vaginale o di perdite miste a sangue, talvolta associati a crampi addominali o a dolori del basso ventre o della schiena, simili a quelli che accompagnano i flussi mestruali. Il sangue che compare con le perdite vaginali può presentarsi di colore rosso vivo, rosa o marrone e in quantità variabile (da poche macchie sugli slip o sulla carta igienica a una perdita più abbondante, simile alla mestruazione, tale da riempire un assorbente). Attenzione, perché non tutti i sanguinamenti e i dolori addominali che compaiono in corso di gravidanza sono necessariamente sintomi di una minaccia di aborto. Durante la gestazione, infatti, è normale avvertire lievi crampi addominali, dolori simili a quelli mestruali, mal di schiena e “sensazioni di peso” al basso ventre. Questi disturbi sono la diretta conseguenza delle normali modificazioni dell’utero, che durante la gravidanza aumenta di volume e si adatta a ospitare un nuovo essere vivente. Anche i sanguinamenti vaginali sono piuttosto frequenti nelle prime 16 settimane di gravidanza e in alcune gestanti possono talvolta persistere anche fino al parto. Le cause più frequenti sono le infezioni vaginali, cambiamenti della produzione ormonale, polipi sanguinanti o semplicemente conseguenze dello sfregamento del pene sul collo uterino durante un rapporto sessuale. In ogni caso, di fronte a sintomi come quelli sopra descritti, è sempre bene rivolgersi al medico curante o al ginecologo di fiducia, il quale deciderà se è il caso di sottoporre la paziente ad accertamenti.
- Ben diversa è la situazione che si presenta in caso di aborto inevitabile (detto anche aborto in atto), ossia quando l’aborto è imminente o è già iniziato. Un aborto inevitabile può seguire la minaccia d’aborto (all’inizio con modeste perdite di sangue) oppure avvenire (anche improvvisamente) senza alcun segno premonitore. In questo caso i sintomi dipendono da un lato dal periodo della gravidanza e dall’altro dal verificarsi dell’aborto “completo” (quando avviene l’espulsione completa del feto e della placenta senza bisogno di interventi medici) oppure “incompleto” (quando parte dell’embrione o la placenta non riescono a essere espulsi spontaneamente dalla madre). Se si verifica questa evenienza, solitamente è necessario procedere a un intervento chirurgico (raschiamento o aspirazione) il cui scopo è per l’appunto quello di rimuovere dall’utero ciò che rimane della gravidanza interrotta. I sintomi dell’aborto imminente variano a seconda dalla fase di gravidanza in cui ci si trova: nelle prime 6-13 settimane le perdite di sangue assomigliano a una mestruazione molto intensa, con leggeri crampi o dolori mestruali; poi, con il progredire delle settimane di gestazione, la sintomatologia abortiva diventa più eclatante, le perdite ematiche sono sempre più abbondanti e si accompagnano a vere e proprie contrazioni uterine, che ricordano i dolori del travaglio.
Il sanguinamento e il dolore al basso ventre persistono fino alla completa espulsione della placenta e del feto, che avviene una volta che il collo dell’utero si sia spontaneamente dilatato per permettere il passaggio del feto e della placenta, in maniera del tutto simile a quanto avviene durante il parto.
- La terza possibilità è che accada un aborto interno (detto anche ritenuto) che si verifica quando il feto muore nell’utero, ma il collo dell’utero rimane chiuso e quindi non ne è consentita la naturale espulsione descritta nel caso precedente.
In questa condizione non si hanno perdite di sangue dalla vagina e anche i dolori addominali sono scarsi o assenti. Solitamente la diagnosi di aborto interno avviene diversi giorni o anche settimane dopo la morte del feto, il quale non cresce più e di conseguenza lascia inalterate le dimensioni dell’utero. In alcune donne i sintomi tipici della gravidanza (dolore e gonfiore del seno, nausea, stanchezza) scompaiono, ma altre continuano a “sentirsi gravide” poiché la placenta continua a produrre gli ormoni della gravidanza. Avviene peraltro che a distanza di alcuni giorni o settimane, in concomitanza della degenerazione del feto e della placenta, si verifica la comparsa di perdite vaginali aventi colore marroncino.
A volte, il primo sintomo è una perdita di sangue rosso vivo accompagnata da leggeri crampi o dolori simil-mestruali, e ciò indica che l’aborto sta diventando inevitabile. Se viene eseguita un’ecografia in questa fase, essa mostrerà che il feto è molto più piccolo di quanto ci si aspetti per quel periodo della gravidanza e che il battito cardiaco è assente.
Dopo l’ecografia, il ginecologo dovrà decidere sul da farsi: “aspettare e vedere” se l’aborto procede naturalmente oppure effettuare un intervento chirurgico (raschiamento o “svuotamento” uterino). Questo dipende in genere dall’entità delle perdite e dal loro colore (quando passano dal marrone al rosso vivo significa che l’aborto è imminente).
Nella maggioranza dei casi il ginecologo preferisce ricorrere alla procedura chirurgica per essere sicuro di rimuovere completamente il feto morto e la placenta e ridurre, quindi, il rischio di infezione all’utero o di altre gravi complicazioni (per esempio una CID, Coagulazione Intravascolare Disseminata).
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