Primo Soccorso

Problemi genito-urinari
Come si manifesta il dolore al petto
I più preziosi elementi clinici per la valutazione delle possibili cause del dolore toracico sono: la sede, l’andamento e le caratteristiche soggettive.
Sede del dolore Conoscendo la posizione anatomica e il tipo di innervazione degli organi da cui può provenire lo stimolo algido, è possibile stabilire una buona correlazione tra la sede in cui il paziente avverte il dolore e le malattie che possono esserne responsabili. Nella Figura 1 sono elencate le più comuni cause di dolore toracico in base alla sede in cui il sintomo viene percepito dal paziente. Si può notare che alcune malattie tendono a provocare dolori solo in aree piuttosto ristrette e ben definite (per esempio, il dolore colecistico tende al localizzarsi alla base toracica destra e in epigastrio), mentre altre potenzialmente possono provocare dolore in ogni regione del torace, e addirittura anche fuori da esso. Per esempio, l’ischemia miocardica può occasionalmente provocare dolore agli arti superiori, alla mandibola e perfino all’orecchio!
Andamento del dolore L’andamento del dolore è correlato al meccanismo che ne è alla base, e quindi può suggerirne la causa. Per esempio, un dolore che dipende dall’abnorme contrazione della muscolatura di un viscere cavo (cioè uno “spasmo”) ha tipicamente un andamento intermittente, cioè dura alcuni secondi, poi si attenua, e quindi si acutizza di nuovo, parallelamente all’attività contrattile della muscolatura viscerale. Un dolore dovuto a stimolo meccanico diretto di un nervo (compressione) dura una frazione di secondo, come una scossa, e può ripetersi a intervalli brevissimi se vengono effettuati movimenti del corpo o se si esercitano pressioni sul torace che producono nuove compressioni delle fibre nervose. Un dolore infiammatorio ha generalmente lunga durata (ore o giorni) e carattere continuo, perché i processi flogistici sono basati su elaborate comunicazioni bioumorali tra diversi tipi di cellule e quindi impiegano molto tempo a risolversi. Il dolore ischemico esprime la sofferenza di un tessuto per una scarsa ossigenazione dovuta a insufficiente irrorazione ematica.
Nella maggior parte dei casi l’ischemia dipende da un’ostruzione del flusso di sangue in un’arteria da parte di un trombo. I trombi possono “dissolversi” o almeno rimpicciolirsi spontaneamente, riabilitando l’arteria occlusa e risolvendo il dolore, ma questo processo (sempre ammesso che si verifichi), richiede minuti o ore. Il dolore ischemico, quindi, non può mai durare pochi secondi. Caratteristiche soggettive del dolore. Si intende con questo termine la qualità del dolore percepita (e quindi descritta) dal paziente, indipendentemente dalla sede e dall’andamento. L’esperienza clinica insegna che il dolore da ischemia miocardica viene spesso descritto come “una morsa che strige” (costrittivo) o come un peso che “schiaccia” (oppressivo) o “incombe” (gravativo); occasionalmente è descritto come un bruciore (urente), raramente come “una fitta” (trafittivo) e quasi mai come “una scossa” o come “una puntura”.
Inoltre, in genere, i dolori viscerali non vengono localizzati in un punto circoscritto del torace (cioè in un’area di pochi cm), ma in regioni più estese, profonde, e dai limiti imprecisi; al contrario, i dolori provenienti dalla parete toracica vengono spesso localizzati in sedi precise e limitate. Quindi, se si chiede a un paziente con dolore cardiaco o esofageo di indicarne la sede, questi spesso utilizzerà la mano, flettendo un poco le dita in modo da appoggiare i polpastrelli intorno alla zona incriminata, mentre i pazienti con dolore di parete utilizzeranno il solo dito indice ponendone la punta esattamente sul punto dolente.
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