Medicina tradizionale cinese
Intervento terapeutico
La teoria degli Shen e la questione psicosomatica
L’uomo è non solo l’incarnazione e la concretizzazione in un dato tempo e in un certo spazio dell’energia cosmica (qi), ma è anche animato dalla stessa vitalità (Shen) che pervade l’universo. Gli Spiriti sono, di volta in volta, l’istanza psichica e spirituale che anima l’uomo, la coscienza che l’uomo ha di sé, il suo spirito vitale, in altre parole la vitalità stessa dell’uomo, tanto è vero che gli squilibri dello Shen danno spesso luogo a sintomi che si ripercuotono sul qi e sulla sua distribuzione.
L’uomo inserito nel sistema Cielo/Terra è, come si è detto, un’entità unica, non scindibile in psiche e soma, corpo e spirito, e questo non solo sul piano filosofico, ma sul piano reale. Per spiegare tale concetto la medicina cinese parla appunto di Shen, che sin dal concepimento presiedono alla crescita e allo sviluppo dei vari organi diventando così vere e proprie strutture dello psiche-soma.
La teoria che descrive la formazione e l’importanza degli Shen è una delle più antiche e importanti del corpus dottrinale della medicina cinese, e verrà qui solo accennata. Con grande originalità e in modo del tutto difforme rispetto alle conoscenze occidentali, questa teoria collega lo Spirito, e più in generale l’attività psichica dell’uomo, non al cervello ma al cuore, in quanto organo che coordina l’attività di tutti gli organi e i visceri. Da ciò si sviluppa necessariamente una concezione dell’uomo psicosomatica o somatopsichica, perché evidenzia la sua specificità, quella di essere uno e globale. L’uomo, infatti, non può essere ridotto alla mera giustapposizione delle sue strutture corporee, pur se con un controllo superiore operato dal cervello.
Per la medicina cinese è a livello embrionale che nasce questo essere completamente diverso fatto unitariamente di psiche e soma. Al momento del concepimento, infatti, gli Spiriti, Shen, che si incarnano e si fissano nella giunzione del jing (materialità energetica) dei genitori, dotano il nuovo essere tanto di spirito quanto di corpo (jingshen), rendendolo unico e irrepetibile. Durante la fase embrionale di crescita gli Shen (yang) si uniscono a strutture più yin a formare entità somatopsichiche, che sono gli organi e i visceri, di cui contribuiscono a promuovere lo sviluppo secondo le specificità di ciascun organo e secondo le varie fasi di crescita dell’individuo. Cinque sono gli organi e cinque sono gli Shen. In primo luogo il cuore, sovrano e capo dell’organismo in quanto sede di entità superiori che sono gli Spiriti celesti (gli Shen propriamente detti), poi il fegato sede degli Hun, il polmone sede dei Po, la milza sede del proposito (yi) e i reni sedi del volere (zhi). Queste facoltà mentali che dirigono il comportamento dell’individuo, e da cui dipendono il buon funzionamento degli organi e dei visceri, sono state anche chiamate anime vegetative, in quanto permettono e mantengono la vita fisica.
Per il suo essere sede degli Shen, il cuore è sede anche dell’attività mentale perché costituisce la capacità dell’uomo di pensare, riflettere, analizzare, progettare, realizzare, ed è inoltre sede della vita emotiva e affettiva e dei processi mediante i quali l’uomo ne diviene consapevole.
Il ruolo del cuore riguarda anche il campo fisico, i processi vitali dell’intero organismo: infatti, come sede degli Shen, esso permette in ogni momento l’intreccio delle energie innate ed ereditarie con quelle acquisite e quindi promuove lo sviluppo psicofisico della persona. Gli Shen sono l’impulso stesso alla vita, ciò che ricrea nell’uomo il desiderio di vivere. Dal cuore dipendono perciò l’equilibrio della persona, una nel suo corpo-mente-anima, e la sua capacità di correlarsi agli altri.
Il dato di questa unità fisico-spirituale è fondamentale per comprendere che un attacco portato a uno zang-organo comporterà sempre un attacco portato al suo intimo, al suo Shen.
L’esito di un qualsiasi disturbo, infatti, implica spesso, oltre ai tangibili danni fisici, anche anomalie mentali o psichiche.
Viceversa, molte malattie funzionali o anche organiche possono essere l’esito di disordini nella distribuzione dell’energia vitale dovuta a fattori psichici (come dire che i “cattivi pensieri” fanno male tanto quanto i germi, i virus o le “energie perverse”).
Leggendo i testi antichi di medicina, ma non solo questi, si rimane colpiti dal fatto che ogni luogo del corpo è al tempo stesso sede di corpo e anima, e non esiste un momento di salute o di malattia in cui i due aspetti non siano connessi: per questo nella terapia si insegna che si può partire dalla cura dell’uno per raggiungere l’altra, ma che per guarire un ammalato vanno considerati entrambi gli aspetti. Grazie a questa visione globale dell’uomo, la Medicina tradizionale cinese è riuscita a mantenere vivi e sempre validi nel tempo i suoi postulati sino a diventare oggi di grande attualità.
La medicina convenzionale, quella con cui quotidianamente si curano centinaia di milioni di persone, si fonda invece sulla distinzione tra l’accadere psichico e l’evento fisico,una divisione tra psiche e soma riconducibile al pensiero di Platone e ancora prima all’orfismo.
Questa divisione venne riproposta da Cartesio, agli albori dell’era moderna, con la divisione dell’uomo in res cogitans e res extensa, per terminare con il modello meccanicistico-positivista che sceglie di occuparsi, in una sorta di frattura del reale, solo della realtà empirica misurabile. Oggetto di studio è un uomo pensato e ricostruito come una macchina. Così questa macchina è fatta di leve (muscoli), pompe idrauliche (cuore), sistemi elettrici (nervi), a cui si sono aggiunti, più recentemente, computer in grado di collegare e integrare tutte le informazioni provenienti dai vari settori dell’organismo, elaborandole e trasformandole in messaggi interni o esterni. Qui, però, il modello si arresta e rivela tutti i suoi limiti, dal momento che in questa “fiction cibernetica” non trovano posto coscienza, intelletto o altre funzioni più o meno superiori dell’uomo.
Per spiegare l’emozionalità, l’istintività e l’affettività nasce così un secondo modello di uomo, che trova nell’animale il paradigma delle funzioni inferiori. Anche in questo caso, però, il modello non spiega l’uomo. A ben vedere, infatti, non è questione di funzioni superiori o inferiori perché nemmeno gli istinti (non a caso definiti bassi) possono essere così semplicemente riportati a schemi di funzionamento animale: l’istinto umano, nel momento in cui corrisponde a una vera e sana pulsione che persegue il suo scopo, ha tanto di culturale da potersi costituire come una sorta di visione del mondo, capace di sconvolgere una vita come di creare capolavori e costituire la massima espressione di un ingegno umano, che lascia per esempio il lettore di una poesia o lo spettatore di una tragedia nell’imbarazzante e insolubile domanda se l’arte derivi dalle facoltà superiori o dai desideri inferiori. Nei modelli proposti dalla medicina convenzionale resta, in sostanza, il dato indiscutibile di una continua scissione che taglia l’uomo come una fenditura.
La psico-neuro-immuno-endocrinologia è oggi il tentativo di rintracciare quell’unitarietà di epifenomeni biologici che si connettono strettamente a variazioni dello psichismo, dell’emotività, del desiderio, venendo a costituire una sorta di grande scacchiera le cui mutevoli posizioni costituiscono un segno indiretto della volontà, dell’intelligenza e della perspicacia del giocatore.
Il tentativo di comprensione della teoria degli Shen può costituire un utilissimo punto di riflessione per la medicina occidentale. Con la rottura di questa coppia la nostra medicina, infatti, ha prodotto una serie di danni irreparabili, tra cui, non ultimo, la sempre maggiore estraneità che le persone avvertono per una medicina ipertecnologica e iperspecialistica, fondata su una visione meccanicistica dell’uomo, in cui la vita nella sua complessità diviene, infine, incomprensibile.
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