Asfissia dovuta a immersione in acqua. L’annegamento causa circa 140.000 decessi all’anno nel mondo. Paradossalmente, le vittime sono spesso buoni nuotatori che hanno sopravvalutato le loro capacità o che non hanno tenuto conto della forza delle correnti. L’annegamento in piscina è invece pericoloso soprattutto per i bambini.
L’annegamento è in genere causato dalla penetrazione violenta di un’abbondante quantità di acqua nelle vie respiratorie, ma può anche essere provocato da un arresto cardiaco dovuto al contatto con l’acqua, che determina una perdita di conoscenza; questo fenomeno, detto idrocuzione, si verifica soprattutto quando l’acqua è fredda e il soggetto è troppo accaldato o ha praticato attività fisica prima di immergersi. L’annegamento provoca ipossia (diminuzione dell’apporto di ossigeno ai tessuti) e acidosi (acidità sanguigna eccessiva), responsabili di lesioni cardiache e cerebrali. L’annegamento in acqua fredda innesca improvvisamente un’ipotermia (abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 35 °C). Si può osservare anche un edema polmonare (il plasma sanguigno fuoriesce dai capillari e inonda gli alveoli), legato al diretto coinvolgimento della struttura e della funzione degli alveoli polmonari oppure, in caso di annegamento in mare, a un richiamo di acqua plasmatica verso gli alveoli, causato dalla concentrazione di sale dell’acqua inalata, più elevata rispetto a quella del plasma sanguigno.
Salvataggio
Deve essere intrapreso immediatamente da una persona addestrata. Dopo aver liberato la bocca e la faringe del soggetto da eventuali corpi estranei (alghe, melma, sabbia), occorre praticare, sino all’arrivo dei soccorsi, la respirazione bocca a bocca, in caso di arresto respiratorio, e la respirazione bocca a bocca associata a massaggio cardiaco, qualora si verificasse arresto cardiaco (polso assente).
Il soggetto deve essere ricoverato per almeno 24 ore (rischio di edema polmonare ritardato). Le tecniche di rianimazione applicate sul luogo dell’incidente e nelle strutture ospedaliere hanno consentito di ridurre la mortalità sino a 1 decesso ogni 10 incidenti.