Massaggio cardiaco
Manovra fondamentale della rianimazione cardiorespiratoria, praticata in caso di arresto cardiaco (che comporta la perdita di coscienza e la scomparsa delle pulsazioni nelle grosse arterie, la carotide a livello del collo e le femorali dell’inguine). Il massaggio cardiaco esterno, associato al mantenimento della pervietà delle vie aeree e alla ventilazione artificiale, assicura una minima attività circolatoria, grazie alla tecnica delle compressioni toraciche intermittenti a livello dello sterno. Il suo meccanismo si basa sul principio della pompa cardiaca (comprimendo il cuore, tra lo sterno e il rachide, lo si svuota del sangue prima che si riempia di nuovo per la mancanza di compressione). A questo si aggiunge l’effetto della pompa toracica (legata alle variazioni della pressione di questa zona dovute all’alternanza compressione-rilascio del torace), che assicura l’espulsione del sangue verso la grande circolazione.
Tecnica
Dopo aver disteso il paziente di schiena su un piano rigido, il soccorritore esercita compressioni brevi e regolari (80-100 al minuto nell’adulto e nel bambino, 120 nel neonato) sulla parte inferiore dello sterno del malato, utilizzando la parte posteriore del palmo delle mani poste una sull’altra, con le braccia tese verticalmente per trasmettere il peso del proprio corpo.
Nel bambino queste compressioni possono essere effettuate con una sola mano, nel neonato con due sole dita.
Parallelamente viene praticata una ventilazione artificiale, di norma con la tecnica bocca a bocca. La frequenza delle ventilazioni è di due ogni 15 compressioni sternali, se vi è un solo soccorritore, di una ogni cinque compressioni se ve ne sono due. Il massaggio cardiaco esterno deve essere interrotto non appena arrivano i mezzi di rianimazione, per praticare il massaggio cardiaco meccanico e la ventilazione artificiale (entrambi realizzati con appositi strumenti), la perfusione di adrenalina, di bicarbonato e di altri farmaci che variano secondo la causa.
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