Suicidio -Diagnosi psichiatrica
È noto che il 70-90% dei soggetti che mettono in atto gesti parasuicidari ha in anamnesi una storia di ripetuti contatti con i servizi psichiatrici. I disturbi dell’umore, seguiti dai disturbi da abuso di sostanze, costituiscono le diagnosi psichiatriche più frequentemente associate a condotte suicidarie e parasuicidarie. Diversi esperti concordano nell’attribuire ai disturbi dell’affettività e dell’umore il ruolo di “indicatori” più significativi di rischio suicidario, rischio che risulta proporzionale alla gravità della malattia, intesa come intensità e numero dei sintomi presenti e loro durata nel tempo. Mentre però le condotte suicidarie a esito fatale risultano associate ai disturbi affettivi unipolari, in caso di gesti parasuicidari i disturbi unipolari e bipolari risultano equamente rappresentati.
Alcune ricerche sottolineano inoltre che l’associazione tra condotte suicidarie e disturbi dell’umore è principalmente correlata alla presenza di specifici costrutti depressivi, costituiti da alcune associazioni di disturbi: anedonia (incapacità di produrre piacere) + mancanza di speranza; ansia + agitazione + panico; aggressività + impulsività.
Diverse recenti osservazioni cliniche portano tuttavia a ridimensionare il ruolo di assoluta preponderanza attribuito a tali disturbi in relazione al rischio suicidario. Viene indicato che il rischio di mortalità nell’arco della vita associato alla presenza di disturbi dell’umore, di dipendenza da alcol e di schizofrenia risulta essere, rispettivamente del 6%,7% e 4%.
Di sicuro esiste un accordo tra studiosi nell’attribuire alla schizofrenia, in particolare alla sua forma paranoidea, un elevato rischio suicidario.
In uno studio condotto su un campione di soggetti con condotte parasuicidarie, il 55% è risultato affetto da un disturbo di personalità; in particolare il disturbo borderline risultava il più rappresentato e il più frequentemente associato a intossicazione da farmaci a scopo parasuicidario.
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