Suicidio -Dal parasuicidio al suicidio
Il 10% circa dei soggetti che mette in atto gesti parasuicidari decede per suicidio, a distanza di 35-40 anni dal primo episodio.
Il rischio più elevato di decesso per suicidio è da situarsi nei primi sei mesi seguenti un gesto parasuicidario e i fattori che, al momento del parasuicidio, si associano a tale rischio sono: sesso maschile, età avanzata (nel sesso femminile), presenza di disturbi psichiatrici (con particolare riferimento alla schizofrenia), presenza di disturbi organici, ripetuti episodi parasuicidari in anamnesi.
È stato inoltre riportato che i soggetti che mettono in atto ripetuti gesti parasuicidari sono esposti a un rischio di decesso per cause organiche (disordini endocrini, neurologici, cardiocircolatori e respiratori) significativamente più elevato rispetto alla popolazione generale.
Nei confronti dei pazienti che mettono in atto condotte parasuicidarie e giungono all’osservazione clinica è dunque necessario mettere in atto un programma terapeutico che comprenda sia un intervento immediato sia misure di prevenzione a lungo termine. In caso di pazienti seguiti in terapia psichiatrica che verbalizzano un’ideazione suicidaria, risulta di fondamentale importanza che gli specialisti scelgano i farmaci dotati di minore pericolosità in caso di sovradosaggio.
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