Suicidio -Chi è più a rischio?
Appare importante riconoscere come alcuni gruppi di popolazione (persone con contemporanea presenza di disturbi psichici, adolescenti, immigrati, reclusi, anziani) presentino un rischio suicidario più alto di quello a cui è esposta la popolazione generale: ciò permette infatti di attivare iniziative di prevenzione mirate.
Le variabili socio-demografiche associate al comportamento suicidario sono numerose: in primo luogo il sesso, che vede gli uomini nettamente più esposti (rischio da doppio a quintuplo), tanto da poter affermare che lo commettono con una frequenza media circa tre volte superiore alle donne. Per inverso il numero dei parasuicidi compiuti dal sesso femminile è di circa tre volte superiore a quello maschile.
Altre variabili sono l’età (la frequenza dei casi tende a crescere con l’avanzare dell’età, ed è massima dopo i 65 anni): in genere si ritiene che il rapporto parasuicidi/suicidi negli anziani sia di 3 a 1, mentre nei giovani tale rapporto potrebbe essere 100 a 1. In pratica, pur essendo il numero globale di suicidi e parasuicidi più basso negli anziani, la probabilità di esito fatale è molto maggiore (gli anziani sono molto più determinati a morire e scelgono metodi più violenti).
Altre variabili da tenere in considerazione sono poi l’etnia (più rischio per i bianchi), la condizione di immigrato/a e lo stato civile (il matrimonio sembrerebbe proteggere, soprattutto se si hanno figli piccoli, mentre il divorzio e la vedovanza espongono maggiormente gli uomini rispetto alle donne), la condizione occupazionale (per esempio i disoccupati; è emerso tra l’altro che nei periodi di recessione economica e disoccupazione i tassi suicidari aumentano) e la professione (più esposti medici, psichiatri, anestesisti, oculisti, musicisti, magistrati, avvocati), la religione (meno gli islamici rispetto ai buddisti, meno i cattolici rispetto ai protestanti); il clima (meno nei paesi caldi che in quelli freddi, più numerosi in primavera e autunno in accordo con la maggior frequenza di disturbi dell’umore, mentre non sono segnalati aumenti di suicidi durante le vacanze natalizie ed estive).
Tra i metodi utilizzati per darsi la morte volontaria, in Europa prevale l’impiccagione, la defenestrazione, l’inalazione di gas di scarico, il colpo d’arma da fuoco e l’annegamento; negli Stati Uniti è molto più diffusa l’arma da fuoco.
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