Mola idatidea
Tumore, in genere benigno, causato da una degenerazione dei villi coriali della placenta durante la gravidanza.
La mola idatidea, che nei Paesi industrializzati si riscontra in 1 gravidanza ogni 2000, è una malattia del trofoblasto, strato esterno dell’uovo impiantato nella mucosa uterina, che origina dal corion (membrana esterna) e poi passa alla placenta. Si sviluppa dopo la fecondazione ed è causata da un’anomalia cromosomica di origine maschile. La gravidanza, detta allora molare, non è mai condotta a termine.
Tipi di mola idatidea
A seconda delle modalità di evoluzione, si distinguono due forme di mola idatidea.
Mola idatidea tipica La degenerazione interessa i due strati, interno ed esterno, del trofoblasto; non si riscontra la presenza né dell’embrione né del sacco amniotico.
Mola invasiva Rappresenta circa il 3% dei casi. La degenerazione penetra nel muscolo uterino e tende a invaderlo. Il coriocarcinoma è la forma di evoluzione cancerosa della mola idatidea.
Diagnosi
La degenerazione del trofoblasto determina un aumento della secrezione di gonadotropina corionica (hCG), ormone responsabile della comparsa dei disturbi della gravidanza (vomito, emorragie). All’esame clinico, l’utero appare eccessivamente sviluppato rispetto all’età teorica della gravidanza.
Trattamento e controllo
Il trattamento precoce della mola idatidea classica dà eccellenti risultati. Consiste nell’asportare il contenuto dell’utero mediante curettage e nel sorvegliare il ritorno alla normalità dei livelli di hCG. La mola invasiva deve essere trattata alla stregua di un cancro, e come tale spesso richiede il ricorso alla chemioterapia (metotrexato). Il coriocarcinoma è un cancro la cui prognosi è generalmente buona, grazie all’efficacia della chemioterapia. Dopo una gravidanza molare è necessario sottoporsi con maggiore frequenza a controlli, ma la possibilità di successive gravidanze normali non è compromessa.
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