Menopausa -Cambiamenti e disturbi della menopausa
I disturbi menopausali derivano da tre principali alterazioni derivanti dalla carenza di estrogeni: quelle metaboliche (all’origine di osteoporosi e patologia cardiocircolatoria); quelle a carico del sistema nervoso centrale (da cui i sintomi psicologici e neurovegetativi) e infine le alterazioni in senso atrofico dei tessuti su cui normalmente vanno ad agire in modo “positivo” gli estrogeni (i cosiddetti tessuti-bersaglio, e cioè utero, vagina, vulva, vescica, uretra, mammella, cute, muscoli e articolazioni). In base alla cronologia della comparsa dei disturbi si identificano sintomi precoci, che compaiono dai primi momenti della menopausa, e sintomi tardivi, che accompagnano le fasi più avanzate della menopausa. Durante la perimenopausa i sintomi possono essere assenti, modesti o gravi, estremamente variabili da una donna all’altra, e sono associati alle oscillazioni dei livelli ormonali (estrogeni, progesterone, FSH e LH) che si verificano in prossimità della scomparsa del ciclo mestruale.
Il primo sintomo è rappresentato dall’irregolarità mestruale, che compare abbastanza spesso già negli anni che precedono l’ultimo flusso mestruale; ne deriva che i periodi mestruali possono essere più lunghi o più corti e che il flusso può risultare più o meno abbondante. In alcune donne i flussi possono scomparire anche per qualche mese, per poi in seguito ripresentarsi con regolarità. Questa fase irregolare può durare anche alcuni anni, prima della scomparsa definitiva del ciclo mestruale.
Le vampate di calore rappresentano il disturbo più conosciuto e caratteristico del climaterio: sono rappresentate da una sensazione di calore diffusa e molto breve (pochi minuti), che parte dal volto e si diffonde a tutto il corpo. Le vampate iniziano solitamente durante la perimenopausa e interessano la maggior parte delle donne, all’incirca tre su quattro: nel corso di quest’evento la donna osserva un aumento della frequenza cardiaca (batticuore) e della temperatura corporea, con abbondante sudorazione; successivamente compare una vasocostrizione, accompagnata da brivido, che porta la donna a coprirsi. Le sudorazioni, più o meno associate alle vampate di calore, si presentano soprattutto nelle ore notturne, determinando risvegli più o meno frequenti: per questa ragione, spesso e volentieri le donne in menopausa riferiscono una qualità del sonno scadente, con sonno più leggero e meno riposante, difficoltà nel prendere sonno e risvegli multipli. Altri sintomi molto frequenti sono i disturbi psicologici, che si verificano più spesso nella fase perimenopausale e menopausale iniziale: sono caratterizzati da variazioni dell’umore, con tendenza alla depressione e all’ansia, irritabilità, nervosismo, perdita della concentrazione e intensa stanchezza.
Infine, ultimi sintomi precoci della menopausa sono i disturbi della sfera sessuale: riduzione del desiderio sessuale (il cosiddetto calo della libido), del piacere sessuale e dell’eccitamento. Tali disturbi possono trovare cause diverse, che risiedono ovviamente in una organica riduzione dei livelli di estrogeni circolanti nel sangue, ma sono influenzati anche dalla componente psicologica della menopausa stessa. Per quanto riguarda i disturbi più tardivi della menopausa, questi comprendono tutte le modificazioni dell’organismo femminile imputabili alla carenza di ormoni estrogeni protratta nel tempo: la cute diviene più sottile, le rughe “di espressione” diventano più evidenti e numerose, si alterano le articolazioni che tendono a deformarsi e a suscitare maggiore dolore, anche le gengive sanguinano più facilmente e talvolta si retraggono. Dopo la menopausa, la riduzione cronica dei livelli di estrogeni provoca cambiamenti dell’apparato riproduttivo nell’arco di mesi e anni. Il rivestimento della vagina si assottiglia, diviene asciutto e poco elastico (distro fia e atrofia vaginale), pertanto sono più frequenti le infiammazioni e le infezioni di varia natura e origine. Questa situazione di atrofia e secchezza vaginale spiega anche la comparsa di dolore nei rapporti sessuali (dispareunia) e l’aumentato rischio di andare incontro a traumi pur minimi a livello genitale, che però predispongono all’insorgenza di infezioni. Ovviamente gli altri organi genitali (le piccole labbra vulvari, il clitoride, l’utero e le ovaie) si rimpiccioliscono allo stesso modo, a seguito della carenza di estrogeni.
Anche l’apparato urinario risente della carenza ormonale: i disturbi che ne conseguono a questo livello si manifestano con uretriti e cistiti ricorrenti, oltre che con la maggiore predisposizione a prolasso e incontinenza urinaria. Infine, la riduzione di estrogeni, fondamentali per il mantenimento della struttura ossea, causa spesso la riduzione della densità ossea, con una rarefazione della sua struttura trabecolare (osteopenia) che può esitare in vera e propria osteoporosi. In conseguenza della minore densità dell’osso, inoltre, questo diviene più fragile e maggiormente predisposto alle fratture.
La perdita maggiore di densità ossea avviene solitamente entro i primi due anni della menopausa, mentre negli anni successivi il fenomeno diviene più lento fino ad assestarsi intorno ai valori tipici dell’età senile.
Negli ultimi anni si è discusso molto a proposito delle ripercussioni che la carenza estrogenica può avere sull’apparato cardiocircolatorio, con aumento del rischio di infarto e di ictus cerebrovascolare: infatti, la cessazione ovarica di produzione di estrogeni determina una serie di alterazioni metaboliche che si ritengono responsabili dell’incremento del rischio di problemi cardiocircolatori quali l’aumento del colesterolo LDL (quello comunemente indicato come colesterolo cattivo e maggiormente implicato nel processo dell’aterosclerosi), del colesterolo totale e dei trigliceridi, mentre la componente HDL (il cosiddetto colesterolo buono) rimane costante o diminuisce un po’. Anche la pressione arteriosa, la glicemia a digiuno e il peso corporeo aumentano nella fase menopausale.
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