LINFOMILEUCEMIE -Diagnosi
Per poter fare la diagnosi è necessaria una biopsia, dalla quale si ottiene una quantità di tessuto adeguata per poter effettuare studi in microscopia ottica, in modo da distinguere le caratteristiche morfologiche e le modalità di crescita delle cellule neoplastiche. È importante anche effettuare studi con citometria a flusso, per determinarne le caratteristiche immunologiche (immunofenotipo), e infine studi genetici e di biologia molecolare, per valutare alterazioni cromosomiche e delle sequenze genetiche; l’agoaspirato delle tumefazioni linfonodali o extra-linfonodali, un tempo praticato frequentemente, non è considerato attualmente il mezzo diagnostico più adeguato. Grazie alle indagini appena descritte è possibile classificare correttamente il linfoma e, quindi, ottenere indicazioni per l’impostazione del trattamento e la previsione del tipo di evoluzione nel futuro del singolo paziente. Una volta ottenuta la diagnosi di malattia è fondamentale eseguire una stadiazione, cioè determinare la sua estensione: tale operazione ha importanti implicazioni prognostiche (poiché naturalmente una malattia diffusa comporta un carico tumorale maggiore rispetto a una malattia localizzata), ma influisce anche sulla scelta del trattamento, che spesso dipende dallo stadio di malattia e sulla valutazione di efficacia della terapia. La stadiazione è fondata sui criteri di Ann Arbor e si basa sostanzialmente sull’esame fisico del paziente, la tomografia computerizzata (TAC) di collo, torace e addome, la tomoscintigrafia a emissione di positroni (PET, nel caso di linfomi a elevata attività metabolica ed elevato indice proliferativo), la biopsia osteomidollare da cresta iliaca e inoltre su ulteriori indagini indicate in casi particolari.
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