LINFOMILEUCEMIE -Leucemia linfoide cronica
È una neoplasia delle cellule linfoidi nella quale i linfociti leucemici si localizzano in modo prevalente nel midollo osseo e nel sangue circolante. Nelle fasi avanzate di malattia le cellule leucemiche possono invadere anche organi e tessuti solidi, a cominciare dalle sedi che comunemente sono “abitate” dai linfociti normali (linfonodi, milza, fegato).
La leucemia linfoide cronica è la più comune forma di leucemia osservata nel mondo occidentale. Di solito si manifesta come un aumento dei linfociti del sangue, senza alcun disturbo, per lo più in soggetti ultrasessantenni, nei quali un esame emocromocitometrico sovente eseguito per altri motivi dimostra un aumento dei globuli bianchi con una proliferazione elevata di linfociti. Nella maggior parte dei casi questa malattia non è “aggressiva” e ha una storia naturale di diversi anni, tanto che spesso la morte nei soggetti anziani avviene per cause diverse dalla leucemia (a parte naturalmente i casi in cui si sviluppa un’insufficienza midollare, come avviene nelle altre malattie leucemiche).
Il decorso può essere complicato da alterazioni immunitarie: scarsità di anticorpi (ipogammaglobulinemia) con infezioni, fenomeni autoimmuni da autoanticorpi rivolti verso costituenti dell’organismo, con anemia emolitica, deficit di piastrine, totale “blocco” della produzione dei globuli rossi (aplasia della serie eritrocitaria). In qualche caso la malattia evolve verso una forma aggressiva di linfoma (tumore linfoide) refrattario alla terapia. L’impiego di procedure diagnostiche particolarmente sofisticate rende oggi possibile riconoscere i sottotipi più pericolosi di questa malattia, quelli cioè caratterizzati da un decorso più aggressivo e nei quali la terapia ha minori probabilità di riuscita.
Il trattamento in genere si limita a tenere sotto osservazione la malattia e intervenire per eventuali specifiche necessità, fino alla comparsa di un’anemia e di un deficit di piastrine nei soggetti anziani con sottotipi a decorso più lento e prognosi migliore; il trattamento peraltro può anche essere aggressivo e precoce nei soggetti giovani e in quelli con sottotipi di leucemia per i quali si prevede una prognosi sfavorevole.
Le armi a disposizione sono numerosi chemioterapici, usati da soli o in associazione, e alcuni anticorpi monoclonali (per esempio rituximab e alentuzumab) capaci di distruggere le cellule leucemiche.
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