TerapiaIperbarica -Come si realizza l’ossigenazione iperbarica
L’ossigenazione iperbarica si può realizzare solo all’interno di strutture sigillate, le cosiddette camere iperbariche, all’interno delle quali è possibile aumentare la pressione aumentando il volume di aria contenuto in esse. Lo sviluppo tecnologico ha permesso di realizzare camere iperbariche sempre più sicure, che permettono di eseguire i trattamenti previsti con un rischio minimo per il paziente e per l’operatore.
Di regola una camera iperbarica è costituita da:
- una camera a pressione principale generalmente realizzata in ferro e alluminio con oblò che possano permettere una visione dall’esterno;
- un portello per l’ingresso dei pazienti;
- una camera pressurizzabile, separata da quella principale da un portellone e dall’ambiente esterno da un secondo portellone, per consentire l’ingresso o l’uscita durante il trattamento di un altro operatore;
- uno o più ingressi “a tenuta” per consentire il trasferimento nella camera principale di medicinali, strumentazioni e cibo;
- un sistema di telecamere o vetrate per il controllo continuo di ciò che sta avvenendo nella camera principale;
- un sistema di microfoni e ricevitori per la comunicazione tra ambiente esterno e interno;
- un sistema di filtri per l’intrappolamento dell’anidride carbonica;
- un pannello di controllo esterno.
Per garantirne l’efficacia minimizzando i rischi di aumento della concentrazione interna alla camera iperbarica, l’ossigeno deve essere inalato attraverso maschere o caschi che minimizzino la perdita nella camera.
L’aumento dell’ossigeno all’interno della camera deve essere sempre rigorosamente controllato, in quanto un incremento eccessivo può determinare lo sviluppo di incendi o di esplosioni. La durata di un singolo trattamento varia da 45 minuti per l’intossicazione da monossido di carbonio a 5 ore per le gravi malattie da decompressione che possono avvenire nel corso di un’immersione subacquea. Per il trattamento di piaghe e lesioni che non possono essere efficacemente curate con metodi farmacologici o chirurgici convenzionali, o in caso di ferite complicate, la maggior parte dei protocolli terapeutici oggi in vigore suggerisce trattamenti che durano 90 minuti in cicli da 20-30 trattamenti. Il monitoraggio e le cure intensive devono essere sempre a disposizione. Le camere iperbariche possono essere monoposto o multiposto, e richiedono ovviamente strutture e personale specializzati.Per il trattamento della malattia da altitudine sono state realizzate particolari camere iperbariche che consistono in una “tenda” cilindrica gonfiabile con mezzi fisici a pedale che, incrementando il volume interno dell’aria, consentono di aumentare la pressione all’interno e quindi permettono di mantenere il soggetto colpito da questo problema a una “quota” artificialmente abbassata a valori inferiori di quelli ai quali ci si trova e che hanno provocato il mal di montagna. Questo strumento è sicuramente fondamentale nella gestione della patologia da alta quota, tuttavia il suo peso non è irrilevante (alcuni kg) e può costituire di per sé un problema e un impedimento nella composizione di una spedizione in montagna.
Al giorno d’oggi la terapia iperbarica viene applicata in numerose situazioni e specialmente in caso di malattia da decompressione (incidenti subacquei) e di intossicazione da monossido di carbonio.
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