Incontinenza urinaria -Stimolazioni elettriche
In questo tipo di terapia, la contrazione della muscolatura perineale viene evocata da stimolazioni elettriche mediate da elettrodi temporaneamente inseriti nel retto o nella vagina. Stimolazioni a bassa intensità possono essere efficaci sia per le forme da sforzo sia per quelle da urgenza, ma i tempi di miglioramento sono piuttosto lunghi. Questo tipo di approccio si riserva in genere alle gravi forme da urgenza, se l’approccio comportamentale e la terapia medica non hanno sortito risultati favorevoli. Altro tipo di stimolazione elettrica è quella effettuata tramite neuromodulatori impiantabili, che vanno a influire su strutture nervose ben precise a livello delle radici del midollo spinale. Anche questo approccio, molto complesso e super-specialistico, è limitato alle gravi forme di urgenza e in particolare alle situazioni di grave danno neurologico, resistente a qualsiasi altro intervento terapeutico.
Apparecchiature Sono compresi in questa categoria tutta una serie di presidi che, opportunamente utilizzati, possono contribuire a ridurre l’entità e gli effetti sociali dell’incontinenza: i più comuni sono i pessari, ovvero gli anelli vaginali che riducono “meccanicamente” un prolasso dell’utero, e gli inserti uretrali, utili nelle forme lievi per limitare le perdite da sforzo.
Possono essere compresi in questo gruppo anche gli assorbenti, disponibili in moltissime varietà per soddisfare le più varie esigenze; ovviamente sono da considerarsi utili nelle forme più lievi ed episodiche, ovvero nelle forme residuali dopo terapia, ma non possono certo rappresentare l’unica soluzione del problema come certa facile pubblicità potrebbe indurre a credere.
Interventi chirurgici In alcuni casi e su parere dello specialista può essere preso in considerazione il ricorso a un intervento chirurgico. Nella specialità urologica è noto quanto gli interventi per incontinenza siano quelli per i quali, nel tempo, sono state proposte il maggior numero di varianti (nell’ordine del centinaio), e questo dato indica come sia praticamente impossibile definire un intervento ideale, soprattutto in grado di garantire un risultato stabile nel tempo. Solo negli ultimi 10-15 anni, la disponibilità di dispositivi biocompatibili e impiantabili ha parzialmente unificato le tecniche chirurgiche, sebbene nuovi approcci e l’utilizzo di nuovi materiali continuino a essere proposti con frequenza.
I tipi di intervento oggi più comuni si possono classificare nei gruppi elencati di seguito.
- Occlusione parziale dell’uretra: si può ottenere con l’iniezione di particolari sostanze al di sotto della mucosa, in genere subito sotto il collo vescicale; restringendo il lume uretrale, teoricamente dovrebbero ridursi le fughe di urina. Intervento assai semplice e poco invasivo, ripetibile, raramente conduce però a risultati del tutto soddisfacenti e stabili.
- Sollevamento del collo vescicale: con questi interventi si cerca di ripristinare le condizioni di stabilità fisiologica delle strutture anatomiche. L’approccio oggi più comune è il passaggio di “fionde” (sling) di materiale sintetico sotto il primo tratto dell’uretra, che vanno a fissarsi laterosuperiormente ai tessuti circostanti in modo variabile a seconda della tecnica adottata. Intervento relativamente poco invasivo, effettuato per via vaginale, viene ormai eseguito anche in regime di ospedalizzazione diurna. Altri tipi di intervento chirurgico hanno indicazioni assolutamente particolari; altri ancora, molto diffusi in passato, sono eseguiti con sempre minor frequenza.
- Impianto di uno sfintere artificiale: lo sfintere artificiale è un apparecchio idraulico impiantabile, utilizzato oggi esclusivamente nel maschio, nelle gravi forme di incontinenza completa per motivi neurologici, traumatici o post-chirurgici. Si tratta comunque di un intervento di chirurgia iperspecialistico, in cui possono essere presenti una serie non indifferente di complicanze. [A.T., P.P., P.G.]
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