GOTTA E IPERURICEMIE -Artrite gottosa acuta
L’artrite gottosa acuta è la manifestazione più tipica e, nella maggior parte dei casi, il quadro d’esordio della gotta: dovuta alla precipitazione intrarticolare dell’acido urico, sotto forma di cristalli di urato monosodico, ha una frequenza correlata ai valori dell’uricemia, che pertanto ne costituiscono la conditio sine qua non. Secondo il Normative Aging Study (1987), che ha seguito per 15 anni ben 2046 uomini inizialmente esenti da patologie, la frequenza di comparsa (incidenza cumulativa quinquennale) dell’artrite gottosa è del 2% nei soggetti con uricemia pari o inferiore a 8 mg/dl, del 20% quando l’uricemia è compresa tra 9 e 10 mg/dl e del 30% con uricemie superiori ai 10 mg/dl.
In un’indagine più recente (Lin, 2000), che riguardava 223 uomini affetti da iperuricemia asintomatica seguiti per 5 anni, l’incidenza cumulativa della gotta è risultata del 19% circa: l’unico fattore in grado di predire la successiva comparsa di gotta erano i livelli plasmatici basali di acido urico e, a parità di questo valore, risultavano fattori indipendenti di rischio un ulteriore incremento dell’uricemia, la persistenza di un elevato consumo di alcol (specie se occasionale), l’uso di diuretici e l’incremento del peso corporeo (rapporto peso/altezza o BMI).
La frequenza della gotta nella popolazione è circa dieci volte inferiore a quella dell’iperuricemia, risultando attorno al 2-3 per mille. In Italia dati ISTAT del 1983 hanno fissato un tasso di incidenza dello 0,38%, in linea pertanto con quelli riportati in altri Paesi, mentre tassi ben superiori si riscontrano tra i Maori, nei quali la gotta interessa il 10% degli uomini e circa il 2% delle donne.
Il quadro clinico dell’artrite gottosa è quello classico di tutte le infiammazioni articolari (artriti), l’unica differenza essendo rappresentata dal fatto che, nel caso della gotta, l’infiammazione non è sostenuta da batteri ma dai cristalli di sali dell’acido urico (urato): si tratta dunque di un’infiammazione chimica.
Il primo attacco interessa in genere un’unica articolazione, che nella maggior parte dei casi è quella metatarso-falangea dell’alluce, con i segni tipici dell’infiammazione: dolore, rossore, calore e incapacità di movimento.
Il dolore, progressivamente in aumento, è intenso, costringe il paziente all’immobilità ed è causa di profonda angoscia, mentre l’articolazione risulta arrossata, tumefatta e bloccata funzionalmente. L’attacco si presenta in genere verso le prime ore del mattino e nel 60% dei casi interessa le articolazioni del piede (da cui il vecchio termine di podagra). Il soggetto colpito è generalmente di sesso maschile, di età media, spesso affetto da obesità viscerale e da ipertensione. Un’indagine anamnestica accurata è in grado di appurare la presenza di fattori scatenanti, quali abusi alimentari o di alcolici, traumi, farmaci, tutti fattori in grado di favorire la sovrasaturazione dell’acido urico e quindi la sua precipitazione sotto forma di cristalli; non c’è dubbio però che il principale fattore favorente tale precipitazione sia rappresentato dall’aumento del tasso di acido urico nel sangue (iperuricemia). Tra gli alimenti sono soprattutto i grassi, oltre all’alcol, a ridurre la solubilità dell’acido urico e quindi a favorirne la precipitazione: si tratta infatti di sostanze altamente acidificanti.
La diagnosi non è difficile, basta pensarci! Un attacco di artrite acuta, a esordio notturno e localizzato al piede, in un soggetto maschio, di età media, in sovrappeso, con precedenti di abusi alimentari e di alcolici, deve sempre far sospettare un episodio gottoso e quindi indurre a consultare tempestivamente il medico. Questi potrebbe decidere di somministrare colchicina che, se risolverà il quadro clinico, fornirà una vera e propria conferma diagnostica.
Gli elementi clinici su cui basare il sospetto diagnostico sono pertanto tre:
1. precedenti episodi ricorrenti di artrite, intervallati da periodi di completo benessere;
2. risoluzione del quadro clinico dopo somministrazione di colchicina;
3. riscontro di iperuricemia.
La diagnosi di certezza, d’altra parte, si basa sull’evidenziazione dei cristalli di urato nel liquido sinoviale, cristalli che, all’esame microscopico a luce polarizzata si presenteranno con la forma tipica ad ago o a bastoncino di colore giallo o azzurro.
L’episodio acuto può durare da pochi giorni ad alcune settimane e si risolve spontaneamente per ripresentarsi però, nei soggetti non adeguatamente trattati, a intervalli sempre più brevi.
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