Febbre tifoide
Setticemia provocata da un batterio Gram-negativo, la Salmonella typhi o bacillo di Erberth. La febbre tifoide è endemica in Africa, Asia e America meridionale, ma qualche caso sporadico si presenta anche nei Paesi industrializzati, spesso a causa del consumo di frutti di mare o di un’infezione contratta durante un viaggio.
L’agente del tifo viene trasmesso attraverso acqua potabile o alimenti contaminati da escrementi umani infetti; di conseguenza la sua propagazione dipende in gran parte dalle condizioni igieniche. Una volta ingeriti, i bacilli passano attraverso la mucosa intestinale e si moltiplicano nei linfonodi. Ritornano poi nella circolazione sanguigna, innescando la setticemia. La fase di incubazione, che non dà segni e durante la quale avviene la moltiplicazione dei germi, dura da 7 a 15 giorni.
Sintomi e segni
Durante la prima settimana di malattia si registrano una febbre che aumenta progressivamente, problemi digestivi e del sistema nervoso (mal di testa, insonnia, vertigini). Nella seconda settimana il sintomo predominante è la diarrea, che si associa a una febbre elevata (39-40 °C) e a uno stato di prostrazione e delirio.
La gravità della malattia dipende dalla liberazione nel sangue delle endotossine batteriche, responsabili di gravi alterazioni cardiache (miocardite, collasso cardiovascolare), digestive (perforazione ed emorragia intestinale) e neurologiche (encefalite). Altre complicanze, più rare, sono causate dalla proliferazione batterica nel fegato (ascesso) e nella colecisti.
Diagnosi e trattamento
La diagnosi si basa sulla ricerca del bacillo con emocoltura o coprocoltura (inoculazione in un mezzo di coltura di un campione di sangue o materia fecale). La sieroagglutinazione di Widal e Felix, che si positivizza dopo la seconda settimana dall’inizio della sintomatologia, permette di determinare la malattia. Per evitare la trasmissione è inoltre necessario identificare i portatori sani (coloro che ospitano il bacillo senza sviluppare alcun sintomo) presenti nell’ambiente del malato.
Il trattamento si basa su una terapia antibiotica adattata, della durata di 10-15 giorni, cui devono essere associati reidratazione e riposo. La frequenza delle ricadute è del 5% circa.
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