Embolia polmonare
Ostruzione acuta di un ramo dell’arteria polmonare da parte di un coagulo sanguigno. Affezione frequente e importante causa di mortalità, è dovuta alla formazione di un coagulo sulla parete di una vena. Nella maggior parte dei casi si tratta della vena profonda di un arto inferiore, a volte di una del piccolo bacino o dell’addome (vena cava inferiore): il coagulo, dopo essere entrato in circolo, si ferma in una o più arterie polmonari. Il fenomeno può conseguire al parto, a un’operazione, in particolare su ossa o articolazioni, a immobilizzazione prolungata (pazienti costretti a letto, fratture, per chi fa viaggi prolungati in aereo, la cosiddetta sindrome della classe economica), a insufficienza cardiaca, cancro, poliglobulia (aumento del volume totale dei globuli rossi nell’organismo). Sono inoltre stati identificati fattori ereditari (anomalie dei fattori della coagulazione) il cui screening può in certi casi essere proposto a soggetti con antecedenti familiari di embolia.
Sintomi e segni
Le conseguenze dell’embolia polmonare possono essere di due ordini: insufficienza respiratoria acuta e insufficienza circolatoria. L’embolia, che insorge bruscamente, si traduce in difficoltà respiratorie, dolore alla base del torace, accelerazione del ritmo cardiaco, angoscia e talvolta emottisi (espettorato sanguigno). Queste manifestazioni, però, sono estremamente variabili a seconda del volume polmonare colpito, che a sua volta dipende dalla grandezza dell’arteria ostruita. Alcune forme moderate si manifestano solo con febbre o semplice dolore toracico. Un’embolia grave può invece comportare un arresto cardiaco.
Trattamento e prevenzione
Il trattamento, che rende necessario il ricovero d’urgenza in ospedale, è rivolto a sintomi e conseguenze dell’embolia (si basa soprattutto sulla somministrazione di ossigeno), e al tempo stesso mira a impedire che il coagulo si estenda o che se ne formino di nuovi. A questo fine vengono prescritti anticoagulanti, per esempio eparina a basso peso molecolare somministrata sottocute, in seguito sostituita dall’assunzione orale di vitamina K per 3-6 mesi. Trombolitici come la streptochinasi permettono di sciogliere i coaguli esistenti nelle forme più gravi.
Cerca in Medicina A-Z