DEMENZA -Alimentazione
È risaputo che chi consuma tanto mangia tanto, quindi il soggetto in fase di “agitazione motoria” (vagabondaggio) consuma molta energia perchè si muove parecchio e quindi mangia molto.
Più frequentemente, però, i problemi nascono nei soggetti con le fasi più avanzate della malattia, e sono correlati a un’insufficiente alimentazione. I primi sintomi molto spesso sono un calo ponderale più o meno evidente; in alcuni casi, si arriva a una vera e propria malnutrizione, cui si può associare una disidratazione.
I motivi che stanno alla base di un insufficiente apporto di liquidi e di alimenti sono molteplici: in effetti tale deficit può essere dovuto a un minor senso di sete con una riduzione dello stimolo per la fame e/o per la sete stessa, oppure a una incapacità di coordinare e finalizzare la gestualità al momento del pasto, oppure ancora a una indiscriminata incapacità di riconoscere gli odori, i sapori, i colori e addirittura la forma dei cibi. Nelle fasi più avanzate la difficoltà di espressione (il paziente non è capace di dire “non mi piace, non lo voglio”) e il disorientamento temporale (non si rende conto del tempo che passa e della fase della giornata in cui si trova) fanno spesso perdere l’abitudine ai pasti.
Tutti questi motivi sono in gran parte legati alla perdita delle funzioni cognitive. Inoltre, la diminuzione dell’introduzione del cibo può essere collegata, soprattutto nella fase avanzata, al malfunzionamento di automatismi motori come il masticare e il deglutire, per cui il soggetto tende a “ruminare” il cibo tenendolo in bocca, dimenticando che dopo la masticazione fa seguito la deglutizione. In altri casi il malato deglutisce mentre respira e pertanto porzioni di cibo finiscono in trachea e nelle vie respiratorie (il cibo “va di traverso”). Questo evento è molto pericoloso perché può provocare crisi di soffocamento anche fatali e anche a distanza di qualche giorno, fenomeni infettivi a carico dei polmoni: le cosiddette broncopolmoniti ab ingestis, quelle cioè provocate non da batteri o virus ma da frammenti di cibo che penetrano all’interno delle vie respiratorie.
Questo fenomeno può causare, in chi assiste l’ammalato e lo aiuta ad assumere i pasti, uno stato di ansia al momento di imboccarlo e ciò può tradursi in una riduzione della quantità di cibo da introdurre o addirittura alla rinuncia ad alimentarlo, con conseguenti peggioramenti della situazione nutrizionale già scadente “di base”. È bene ricordare, inoltre, che quando il malato mangia poco o nulla si instaura un meccanismo in base al quale mangerebbe sempre meno e la proposta di cibo può addirittura scatenare nausea e vomito.
Altri fattori che sono in grado di condizionare negativamente lo stato nutrizionale di questi ammalati sono legati all’assunzione di alcuni tipi di farmaci, in ragione della loro azione sedativa (determinano torpore nel malato e possono contribuire a ridurre il bisogno di mangiare e di bere), o per la loro capacità (è ciò che accompagna l’uso dei neurolettici) di alterare il sapore dei cibi attraverso una riduzione della salivazione. Da non trascurare, infine, i problemi che insorgono nelle fasi febbrili come conseguenza delle infezioni di per sé e del consumo di antibiotici, tutte condizioni che riducono la voglia di mangiare e di bere.
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