Bioetica -Di che cosa si occupa la bioetica?
Il campo di applicazione della bioetica è molto vasto e non si presta a una suddivisione in capitoli rigidamente distinti.
Tuttavia un indice sommario dei temi, almeno in linea generale, potrebbe essere quello indicato di seguito.
- Rapporti tra uomo e natura.
- Responsabilità dell’uomo verso l’ambiente in cui vive.
- Rispetto e utilizzo degli animali per sperimentazioni e a uso biomedico.
- Manipolazioni genetiche nel regno vegetale (OGM, Organismi Geneticamente Modificati), nel regno animale e nell’uomo (clonazione, eugenismo).
- Problemi riguardanti interventi sulla vita dell’uomo.
- Vita prenatale (interventi sull’embrione, problema delle cellule staminali, aborto, diagnosi prenatale).
- Neonatologia e problemi dei bambini malati (cura, informazione, consenso).
- Salute mentale e problemi etici della pratica psichiatrica.
- Dono e trapianto di organi.
- Sperimentazioni sugli esseri umani.
- Scelte etiche al termine della vita (ostinazione/accanimento terapeutico, eutanasia).
- Problemi inerenti il comportamento dell’uomo.
- Sessualità umana.
- Decisioni in merito alla procreazione (procreazione assistita, regolazione delle nascite, sterilizzazione).
- Problemi inerenti la comunicazione nel processo terapeutico.
- Comunicazione del rischio di malattia.
- Segreto professionale e comunicazione della verità al malato.
- Problemi inerenti la ricerca biomedica e farmacologica.
- Problema del disease mongering (“fabbricazione della malattia”), in altre parole la creazione di “un bisogno” come parte integrante della promozione di un nuovo farmaco, cui fa seguito l’avanzare delle “tecnologie del corpo” o enhancement technologies, rivolte non a curare una malattia, ma a incrementare una funzione fisiologica (per esempio, l’impiego di ormoni per migliore le prestazioni sessuali).
- Problemi inerenti la giustizia nella sanità, quindi le discussioni sulla corretta allocazione delle risorse in tema di cure e di assistenza e sulla scelta del sistema di assistenza (universale, globale, senza discriminazioni).
Nel 1932 alcuni ricercatori sovvenzionati dal governo statunitense negarono, ingannandoli e a scopo di ricerca medica, le opportune cure a pazienti portatori di sifilide, afroamericani poveri e senza cultura, cui non vennero riferite né la diagnosi né la prognosi della malattia.
Quella ricerca, nota come sperimentazione di Tuskegee dal nome della cittadina dell’Alabama in cui si svolse, rappresenta uno dei più infamanti esempi di ricerca biomedica nella storia degli Stati Uniti d’America.
Contemporaneamente, nello stesso contesto americano, si andava lentamente formando un cambiamento culturale contraddistinto da una maggiore attenzione ai diritti individuali.
Si cominciava a parlare di parità dei diritti civili per le popolazioni afroamericane e di riconoscimento, per le donne, della libertà di esercitare la propria volontà in materia sessuale e la propria autonomia decisionale.
Si stava assistendo alla condivisione culturale di alcuni valori per cui ogni soggetto, a prescindere da diversità di genere o di etnia, guadagnava il diritto di scegliere il “meglio” per la propria vita, in diversi settori, compreso quello della salute.
Un’eccezionale coincidenza si verificava negli stessi anni in campo biomedico, grazie allo sviluppo tecnico-scientifico, e si concretizzava con la “rivoluzione terapeutica” (scoperta di sulfamidici e penicillina), la “rivoluzione tecnologica” (produzione delle prime macchine per la dialisi, la circolazione extracorporea, il cuore e il polmone artificiale) e infine la “rivoluzione biologica”; tutti questi progressi conferivano all’uomo nuovi poteri di intervento sulla riproduzione, la genetica e il sistema nervoso.
Afferma Carlo Casonato, docente di diritto all’Università di Trento: «la medicina, insomma, interviene sempre più in modo massivo sulla vita, sulla morte e sulle rispettive origini e riesce a spostarne in termini qualitativi il confine, prima maggiormente riconoscibile in termini “naturali”. Si impone così una nuova riflessione sul significato delle stesse (vita e morte) e in particolare sui concetti di sacralità e di qualità della vita, sui poteri del medico, sul ruolo della volontà del paziente e sul riconoscimento dell’autodeterminazione del soggetto (consenso informato)».
Da ultimo prese il via la consapevolezza dei rischi nei confronti dell’ambiente (non solo riguardo a ciò che “vive”), rispetto al quale lo sviluppo economico e industriale senza regole né limiti può determinare grave danno e precluderne alle generazioni future la fruibilità.
La bioetica nasce, quindi, come profonda esigenza da un humus culturale e giuridico favorevole e trova la forza per affermarsi ed espandersi nella necessità di porre limiti a ciò che l’uomo può fare, per impedire la sua autodistruzione e/o la distruzione dell’ambiente in cui vive. Le differenze di pensiero, che danno vita al dibattito bioetico, sono determinate in massima parte dai diversi criteri scelti per definire ciò che realizza, o ciò che distrugge, l’uomo e il suo ambiente.
Cerca in Medicina A-Z