Antiepilettico
Farmaco impiegato nel trattamento dell’epilessia. Gli antiepilettici, prescritti per via orale o in soluzioni iniettabili, prevengono in gran parte nuove crisi in pazienti epilettici. L’assunzione deve essere quotidiana, sempre alla stessa ora, senza interruzioni nella cura. L’eventuale sospensione del trattamento deve essere sempre accompagnata da un rigoroso controllo medico, poiché può causare crisi successive. Gli antiepilettici danno luogo a diverse interazioni indesiderate, tra loro e con altri farmaci. L’associazione di più antiepilettici va generalmente evitata per impedire l’accumulo di effetti indesiderati e limitare le interazioni farmacologiche, ma vi sono casi in cui è indispensabile. I prodotti detti di nuova generazione sono caratterizzati dall’assenza o dalla discrezionalità dei loro effetti sullo stato di vigilanza e sulle funzioni cognitive (attenzione, memoria e così via). Il fenobarbitale resta l’antiepilettico prescritto più comunemente, data la sua efficacia in tutti i tipi di epilessia. Gli effetti indesiderati più comuni sono legati alla sua azione sedativa che, fortunatamente, si attenua nel corso del trattamento. Paradossalmente, nei bambini può provocare eccitazione. Il fenobarbitale modifica l’azione di diversi farmaci: può neutralizzare gli effetti dei contraccettivi orali, interagire con le antivitamine K e così via.
Altri effetti indesiderati sono molto più rari: tra questi vi è una forma di intolleranza cutanea, generalmente benigna e transitoria, che può però evolvere in epidermolisi bollosa. Il valproato di sodio è prescritto nelle epilessie generalizzate (forma classica) o parziali (limitate per esempio al braccio). Gli effetti indesiderati sono tremore, caduta dei capelli transitoria, trombocitopenia (diminuzione del numero di piastrine), aumento ponderale che richiede talvolta la sospensione del trattamento, sonnolenza nel primo periodo di terapia e, soprattutto, epatite acuta, eccezionale e reversibile se diagnosticata in tempo.
La carbamazepina è impiegata in particolare nelle epilessie parziali. Ben tollerata, come il fenobarbitale può interagire con altri trattamenti per i suoi effetti sugli enzimi epatici. Le complicanze più frequenti sono a carico dell’apparato cutaneo: può causare eritema o, in casi eccezionali, eruzioni più gravi che impongono l’interruzione del trattamento. Il sovradosaggio può provocare disturbi dell’equilibrio. La fenitoina fu uno dei primi farmaci antiepilettici: meno utilizzata rispetto al passato, resta preziosa, per via endovenosa, nel trattamento degli stati acuti. Gli effetti indesiderati sono frequenti e gravi: gengivite ipertrofica, disturbi dell’equilibrio, discinesie (movimenti anomali). Può anche provocare un’encefalopatia cronica con deterioramento mentale progressivo.
L’etosuccimide è impiegato nel trattamento delle assenze epilettiche. Gli unici effetti indesiderati sono disturbi digestivi, per lo più transitori, che raramente impongono l’interruzione del trattamento. Le complicanze ematologiche sono eccezionali.
Le benzodiazepine (diazepam, clonazepam ecc.) svolgono un effetto ansiolitico e sedativo oltre a quello anticonvulsivante. Restano tuttavia farmaci complementari nel trattamento contro l’epilessia, poiché la loro efficacia viene meno dopo qualche settimana o alcuni mesi di assunzione. Gli effetti indesiderati sono sonnolenza, ipotonia (diminuzione del tono muscolare) e un’apatia incompatibile con una vita normale. La sospensione improvvisa del trattamento può provocare gravi crisi da dipendenza.
La vigabatrina è impiegata soprattutto per il trattamento delle epilessie parziali resistenti agli altri antiepilettici. Gli effetti indesiderati sono sonnolenza, sensazione di stanchezza e, talvolta, turbe psichiche. Sono state segnalate anomalie del campo visivo, che impongono un costante controllo a livello oftalmologico.
La gabapentina è indicata nelle epilessie parziali resistenti dell’adulto. Non è stato segnalato alcun effetto secondario grave, ma sono possibili problemi digestivi, cefalea e disturbi dell’equilibrio.
La lamotrigina è indicata nelle forme severe di epilessia nei bambini o negli adulti. L’effetto secondario più grave è una forte reazione cutanea (sindrome di Stevens-Johnson o sindrome di Lyell). Deve essere prescritta con precauzione, soprattutto se associata a valproato di sodio.
La tiagabina è indicata nell’epilessia parziale resistente agli altri trattamenti. Gli effetti indesiderati (vertigini, cefalea, sonnolenza, affaticamento) possono essere ridotti prescrivendo dosaggi inizialmente bassi, che verranno progressivamente aumentati sino al raggiungimento della dose necessaria.
Il topiramato è impiegato nelle epilessie parziali resistenti agli altri farmaci a partire dai 12 anni di età. I principali effetti indesiderati sono disturbi dell’equilibrio, perdita di peso, problemi psichiatrici, più raramente litiasi (calcolosi) urinaria.
Il felbamato è riservato al trattamento di una forma grave di epilessia (sindrome di Lennox-Gastaut). Le complicanze possono essere gravi: aplasia midollare, insufficienza epatica, reazioni cutanee severe.
L’oxcarbazepina ha le stesse indicazioni della carbamazepina, ma è meglio tollerata, svolge un’azione minima sugli enzimi epatici ed è più semplice da assumere in associazione ad altri antiepilettici.
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