Omeopatia
Omeopatia
C.S. Hahnemann
Christian Friedrich Samuel Hahnemann nacque a Messen, in Sassonia, il 10 aprile del 1755. Figlio di un decoratore di porcellane e destinato all’attività commerciale, mostrò fin dalla fanciullezza una profonda inclinazione allo studio. Fino all’età di 12 anni, Samuel frequentò la scuola latina dei francescani; in seguito (dai 15 ai 20 anni) la principesca scuola superiore di Sant’Afra, cui potevano accedere solo i nobili del luogo, accettò la sua iscrizione senza fargli pagare la retta. In questa scuola il giovane Samuel studiò, oltre a latino e greco, anche diverse lingue straniere, e tale conoscenza fu in seguito messa proficuamente in pratica con la traduzione di numerosi testi di medicina e chimica dell’epoca. Nella primavera del 1775 Hahnemann si iscrisse alla facoltà di Medicina di Lipsia, che comprendeva però solo cattedre di insegnamento teorico: fino a questo punto, quindi, le conoscenze mediche del giovane furono di tipo teorico piuttosto che pratico, e per questo motivo nel 1777 Hahnemann si recò a Vienna, dove, proprio in quel periodo, fioriva la Nuova scuola medica di Von Swieten, basata sull’osservazione del malato e dei suoi sintomi.
A Vienna, per un periodo di circa sei mesi, Hahnemann accompagnò Joseph Quarin (1733-1814) nelle sue visite all’Ospedale dei Fratelli della Misericordia, di cui era primario: Hahnemann ebbe il privilegio di assistere alle sue consulenze e, in tal modo, di acquisire conoscenze professionali basate sull’esame diretto del malato. Il 10 agosto del 1779 si laureò in medicina a Erlagen, in Baviera, discutendo la tesi Valutazione dell’eziologia e terapia delle affezioni spastiche. Il trattato mostra in modo evidente l’influenza della cosiddetta teoria nervosa, sostenuta tra gli altri da Robert Whytt (1714-1766), professore a Edimburgo, e dal suo allievo diretto e successore alla cattedra William Cullen (1710-1790): la teoria afferma che sono i nervi e l’anima, con la loro sensibilità, a comandare le funzioni dell’organismo, e in questo modo cerca di spiegare i concetti di costituzione nervosa e predisposizione alla malattia e di comprendere le modalità di azione dei farmaci. Un altro riferimento importante nella tesi di Hahnemann è la medicina dell’osservazione praticata da Thomas Sydenham (1624-1689) e derivata dal metodo di classificazione dei botanici: Sydenham sosteneva che la definizione e la conoscenza della malattia si effettuano attraverso l’osservazione attenta (basata sulla testimonianza dei sensi e chiamata esperienza) di tutti i sintomi necessari a descrivere un’anamnesi completa. Come si può vedere, il pensiero del giovane Hahnemann contiene già i fondamenti dell’omeopatia come disciplina, dal momento che ammette l’esistenza di una correlazione tra i cambiamenti esterni (sintomi) e quelli interni e, quindi, con la malattia stessa.
Nei dieci anni successivi alla laurea Hahnemann si affermò come medico e sviluppò un grande interesse per la chimica. Grazie a questo interesse conobbe il farmacista Haescler, di cui nel 1782 sposò la figlia, Henriette (dalla quale ebbe ben undici figli), e iniziò a pubblicare articoli in numerose riviste del settore. Risale a questo periodo anche la pubblicazione di opere mediche quali il Trattato sui pregiudizi contro il riscaldamento col carbone (1787) e il Trattato delle malattie veneree (1789), nelle quali Hahnemann, riprendendo la teoria nervosa di Whytt, introduce anche il concetto di predisposizione individuale del soggetto agli stimoli esterni (cioè di costituzione). Da tale concetto discendono le nozioni di predisposizione nervosa e di costituzione debole dei nervi, secondo le quali l’azione del farmaco non deriva dal suo effetto diretto ma dalle capacità di produrre una stimolazione specifica, anche in piccole dosi, su di un soggetto sensibile.
L’allontanamento definitivo di Hahnemann dalla medicina tradizionale è ormai alle porte, e per capirne meglio le ragioni è utile soffermarsi anche sul complesso periodo storico che sta attraversando: siamo infatti nel Settecento, un secolo dominato dall’Illuminismo in Francia e dall’Aufklarung (dominio della ragione) di Emanuel Kant (1724-1804) nei Paesi tedeschi, ma in cui nasce anche il movimento dello Sturm und Drang (tempesta e assalto), che in antitesi totale all’Aufklarung e anticipando la rivoluzione romantica tedesca, esalta i valori del singolo contro quelli dell’universalità; in questo senso si potrebbe dire che Hahnemann è figlio del suo tempo, individualista nella ricerca e razionale nel metodo.
Il 1790 è la data della prima enunciazione del principio di similitudine, e da questo momento Hahnemann abbandonerà per sempre la professione di medico allopata. L’allontanamento del medico tedesco dalla medicina tradizionale fu graduale e soprattutto segnato dalla profonda coscienza dell’inadeguatezza e inefficienza dei metodi tradizionali. In un opuscolo indirizzato al professor Hufeland egli scrisse che “otto anni di pratica esercitata con il massimo scrupolo mi avevano già fatto conoscere la nullità dei metodi curativi comuni…”. La nuova via nacque quindi dalla necessità di trovare un diverso sistema terapeutico, basato sulla ricerca approfondita e l’esperienza. L’istanza fondamentale era individuare i medicinali adatti ai diversi “stati morbosi” e ciò, secondo Hahnemann, poteva avvenire soltanto osservando il modo in cui i medicinali agivano sul corpo umano in una condizione di salute: solo le modificazioni e gli stati morbosi provocati sull’uomo sano, poiché si manifestavano nella loro specifica espressione clinica, potevano infatti essere osservati senza preconcetti.
La formulazione del principio di similitudine, fondamento dell’omeopatia, deriva da questa idea di verifica: i medicinali possono guarire soltanto le malattie analoghe a quelle che gli stessi hanno la capacità di causare nell’uomo sano.
Tale enunciazione vide la luce mentre Hahnemann traduceva in lingua tedesca le Letture in materia medica di Cullen, inserendovi in nota numerosi commenti. Nel capitolo dedicato alla china Cullen, elencando le proprietà della corteccia di china, parlava di una sua ipotetica azione tonificante sullo stomaco: questa spiegazione non convinse Hahnemann, il quale decise di assorbire in prima persona molte dracme di scorza di china, per giudicarne gli effetti nell’uomo sano, e provò così i sintomi di uno stato febbrile simile a quello per il quale la corteccia era normalmente utilizzata, la malaria. Scrisse allora tutte le sue osservazioni in diverse note aggiunte alla traduzione, tra le quali la più importante è “la corteccia peruviana che è utilizzata come farmaco contro la febbre intermittente agisce perché può produrre dei sintomi simili a quelli della febbre intermittente nell’uomo sano”.
Hahnemann proseguì poi i suoi esperimenti e nel 1796 pubblicò nel Giornale di Medicina Pratica di Hufeland il suo primo saggio di teoria omeopatica, Saggio su un nuovo principio, nel quale generalizzava le sue ipotesi e osservazioni trasformandole in un principio universale. L’opera è divisa in due parti: nella prima, teorica, Hahnemann enuncia il nuovo principio di similitudine, nella seconda cita tutti gli esempi di cure efficaci basate su tale principio con dimostrazioni provenienti dalla sua esperienza personale. Il 14 maggio dello stesso anno, intanto, il medico Edoardo Jenner praticava la prima vaccinazione antivaiolosa, dimostrando al mondo l’efficacia dell’applicazione della legge di similitudine nella profilassi delle malattie infettive.
Dal 1796 in poi Hahnemann lavorò unicamente in questa direzione, pubblicando vari articoli. Anche la sua vita privata venne completamente sconvolta dalla nuova via intrapresa: lasciò Lipsia senza lavoro e traslocò con tutta la famiglia più di quindici volte in tredici anni; fino al 1804, anno in cui si trasferì a Torgau e iniziò a svolgere un’attività medica regolare, le sue risorse economiche provennero esclusivamente dalla fertile attività di traduzione. Nel 1810 Hahnemann pubblicò la prima edizione della sua opera più importante, Organon della medicina razionale: nei 271 paragrafi e nelle 222 pagine del libro egli espone le sue convinzioni in merito alla malattia, ai farmaci e alla terapia, formulando per la prima volta in modo compiuto la sua dottrina. Alla prima edizione del libro ne seguiranno altre quattro, intitolate Organon, dell’arte di guarire e pubblicate tra il 1819 e il 1833; una sesta edizione, postuma, verrà invece pubblicata nel 1921 da Haehl. Nel 1811 Hahnemann pubblicò anche il primo volume della Materia medica pura, in cui vengono riportati i risultati della sperimentazione sull’uomo sano di ben 77 sostanze.
Il 1828 segnò un importante cambiamento all’interno della dottrina omeopatica: nel volume Le malattie croniche, la loro particolare cura e la loro cura omeopatica infatti Hahnemann, analizzando il carattere cronico di alcune malattie, introdusse la nozione di “miasma” per spiegare le recidive. Il termine miasma (deriva dal greco e significa “lordura, contaminazione”) venne utilizzato da Hahnemann in un’accezione del tutto nuova, cioè nel senso di un disordine dell’organismo, intrinseco alla realtà individuale, responsabile del sopraggiungere della malattia e del suo mantenersi e svilupparsi nonostante le cure, sia allopatiche sia omeopatiche. La formulazione di questo concetto prese spunto dalla constatazione del fatto che, specialmente nelle malattie croniche, molto spesso i medicamenti omeopatici non riuscivano a produrre una guarigione completa o producevano guarigioni intermittenti, seguite da ricadute durante le quali la malattia si ripresentava in forma lievemente diversa ma con gli stessi sintomi, che non era mai possibile debellare in modo soddisfacente. Hahnemann si chiese allora come mai l’applicazione della legge dei simili fosse efficace per le malattie acute ma non per quelle croniche, e dopo anni di incessanti ricerche arrivò alla conclusione che in queste ultime l’omeopatia non può limitarsi ad affrontare di volta in volta il sintomo che si presenta, come se si trattasse di una malattia a sé stante e circoscritta, ma deve invece considerarlo come il frammento di una malattia originaria, molto più profonda e radicata nell’organismo. Seguendo questo ragionamento Hahnemann postulò così l’esistenza di tre diatesi di origine miasmatica, cioè di forze patogenetiche intrinseche all’individuo che ne determinano la costituzione e la predisposizione alla malattia: tali diatesi sono la psora, in cui le patologie dell’organismo tendono all’ipofunzione (disturbi funzionali), la sicosi, in cui queste tendono invece all’iperfunzione (disturbi proliferativi) e la lue, in cui le malattie dell’organismo sono di tipo disfunzionale (disturbi distruttivi).
Grazie alla costante attività di ricerca sull’omeopatia, Hahnemann ottenne, nel giugno del 1812, la cattedra di Omeopatia all’Università di Lipsia, e in questo modo iniziò ad avere i primi allievi. L’insegnamento universitario terminò nel 1820 a causa del conflitto creatosi con i farmacisti della città, che lo citarono in tribunale con l’accusa di preparare e distribuire personalmente i suoi farmaci. Avendo perso la causa, cercò rifugio a Kothen, nel 1821, proprio nel momento in cui i suoi primi allievi iniziavano a diffondere la dottrina omeopatica: nel 1829 fu fondata a Lipsia la prima associazione di medici omeopatici. Rimasto vedovo nel 1830, Hahnemann si sposò una seconda volta nel 1835 con la giovane Melania e si trasferì a Parigi, città in cui iniziò una brillante attività medica e culturale: la sua abitazione parigina diventò in questo periodo una sorta di salotto letterario, faro della cultura e della medicina omeopatica. Hahnemann si spense il 22 luglio del 1843, all’età di 88 anni, per esiti di bronchite cronica.