L’originale “rumore” che caratterizza il colpo di tosse, così familiare all’orecchio di tutti noi, è generato dall’emissione violenta di aria precedentemente inalata e compressa all’interno delle vie aeree e degli alveoli polmonari.
La tosse non rappresenta un evento raro nell’individuo sano e la sua sporadica comparsa non ha necessariamente una rilevanza clinica. È stato calcolato che in una sala di lettura occupata da un centinaio di persone sane, si possono udire mediamente 2-5 colpi di tosse al minuto, presumibilmente prodotti da individui affetti da una banale malattia da raffreddamento. Quando tuttavia la tosse diviene persistente, può rappresentare un sintomo di grande importanza clinica e va quindi riferito al medico per gli opportuni provvedimenti.
Perché esiste la tosse?
La tosse è un meccanismo di difesa che ci consente di eliminare corpi estranei penetrati accidentalmente nelle vie aeree e di rimuovere le secrezioni mucose ivi prodotte in eccesso.
Rappresenta peraltro un importante fattore di diffusione delle infezioni ed è certamente uno dei sintomi per i quali il paziente richiede più comunemente l’intervento del medico. Per la sua frequente insorgenza e per le procedure diagnostiche e terapeutiche che essa impone, la tosse rappresenta un costo notevole per il sistema sanitario. Si ritiene che negli Stati Uniti vengano spesi annualmente oltre un miliardo di dollari solo per l’acquisto di prodotti da banco per il trattamento sintomatico della tosse.
Di sicuro la tosse ha frequentemente un impatto negativo sulla qualità della vita delle persone e può talvolta causare importanti complicazioni: di qui il frequente ricorso al consulto medico.
Come ben sanno tutti gli operatori in campo sanitario, la tosse si presenta comunemente non solo nel corso di affezioni dell’apparato respiratorio, ma anche a causa di malattie che colpiscono altri organi o apparati. Per esempio, la tosse può rappresentare il sintomo d’esordio o il disturbo principale di una malattia da reflusso gastro-esofageo.
Assai più raramente, la tosse rappresenta un disturbo di tipo comportamentale e, come tale, di interesse psichiatrico.
Come si genera la tosse
La tosse può essere un atto volontario, ma nella maggior parte dei casi è un riflesso involontario evocato principalmente da stimoli irritativi che partono dalla laringe o dall’albero tracheo-bronchiale.
La tosse comporta l’attivazione di molti muscoli, tutti a prevalente funzione respiratoria, che agiscono sulla parete del torace e dell’addome o sulle prime vie aeree. Questi muscoli sono attivati sequenzialmente, in maniera fissa e coordinata.
In breve, la tosse rappresenta sostanzialmente un “atto respiratorio modificato”; da ciò deriva che anche i centri di controllo del respiro possano essere implicati in quest’azione riflessa.
Le tre fasi della tosse
L’atto della tosse si realizza in tre fasi successive: una prima fase inspiratoria, in cui un volume d’aria superiore al volume corrente a riposo è immesso nei polmoni. Una seconda fase di compressione, in cui la glottide si chiude mentre i muscoli espiratori toracici e addominali si contraggono intensamente. Infine, una fase di espulsione, quando la glottide si apre e si verifica una rapida decompressione dell’aria precedentemente inalata, che viene quindi espulsa ad alta velocità determinando la produzione di un caratteristico suono. Questo suono può essere facilmente identificato e distinto da altri provenienti dall’apparato respiratorio, quali quelli prodotti, per esempio, durante la fonazione o lo starnuto.
Quali le cause di una tosse di breve o di lunga durata?
Si definisce acuta la tosse insorta da non più di 3-4 settimane; se la tosse perdura da più di due mesi possiamo con certezza definirla cronica. È tuttavia opportuno precisare che, nel corso di alcune specifiche condizioni cliniche, la persistenza della tosse deve essere estesa fino a otto settimane prima che si possa parlare di vera e propria tosse cronica. Questo è il caso di alcune forme di tosse post-infettiva, in particolare quella che può manifestarsi nella pertosse (infezione da Bordetella pertussis), nella quale le alterazioni infiammatorie sono di difficile guarigione, e possono provocare tosse insistente per periodi assai più lunghi di tre settimane. Per tale motivo, quando il medico ha fatto questa diagnosi è lecito attendersi un più lungo periodo di tempo prima di definire cronica la tosse del paziente.
La tosse acuta è per definizione transitoria e si estingue spontaneamente nello spazio di poche settimane. Le cause principali di questo disturbo sono le comuni malattie da raffreddamento e le sindromi influenzali.
In un soggetto che si rivolga al medico per una tosse che dura da più di tre-otto settimane (cronica) è probabile che siano in corso un passaggio di catarro dal naso alla gola (sindrome da rinorrea posteriore), un’asma o un reflusso gastroesofageo. Queste tre situazioni giustificano oltre l’80% dei casi di tosse cronica in soggetti con radiografia del torace normale e che non sono in trattamento con farmaci in grado di stimolare la tosse (antipertensivi Ace-inibitori).
Esistono altre malattie frequenti nella popolazione generale che sono accompagnate da tosse cronica: per esempio la broncopneumopatia cronica ostruttiva, il tumore polmonare, le bronchiectasie e la fibrosi polmonare idiopatica.
In questi casi, in realtà, il sintomo “tosse” è accompagnato da un complesso di disturbi che possono agevolare non poco il medico nella sua diagnosi.
La tosse psicogena è una diagnosi che viene posta quando non si identificano altre cause plausibili che possano spiegare il sintomo. Questo tipo di tosse è descritto con maggior frequenza nei bambini e negli adolescenti, ma secondo alcuni studiosi è probabilmente meno frequente di quento venga correntemente diagnosticato.
Terapia della tosse
Il trattamento della tosse è naturalmente ottimale se può essere guidato dall’identificazione della causa e se compreso nell’ambito della terapia specifica diretta a eliminare la malattia in corso o i meccanismi che la determinano.
Laddove invece sia necessario trattare la tosse di per sé (trattamento sintomatico), come nel caso della tosse acuta, si può ricorrere a farmaci che controllano, prevengono o eliminano il disturbo (farmaci antitussigeni); o a farmaci che rendono la tosse più efficace (farmaci protussigeni).
I farmaci sintomatici possono essere indicati quando la tosse non svolge alcun ruolo di utilità (per esempio la tosse in corso di malattie influenzali); quando costituisce, per le sue possibili complicanze, un potenziale pericolo per il paziente; quando il trattamento con farmaci specifici non consente di guarire la patologia che causa la tosse (per esempio in pazienti affetti da neoplasia polmonare inoperabile).
La terapia con farmaci protussigeni è invece indicata nei casi in cui la tosse svolge un’azione utile e necessita quindi di essere “incoraggiata”, per esempio nel caso di tosse produttiva di catarro causata dalla presenza di bronchiectasie, di fibrosi cistica o di polmoniti.
Il trattamento farmacologico delle forme di tosse cronica deve essere basato sulla somministrazione di farmaci specifici per le cause responsabili del sintomo: farmaci antiasmatici, antireflusso, antibiotici per il trattamento delle infezioni rino-sinusali e così via.
In caso di tosse cronica è sempre indispensabile consultare il medico e non tentare “scorciatoie” di automedicazione.
Antichi rimedi
Per la sua frequenza, la terapia della tosse è sempre stata al centro delle attenzioni dei medici di ogni epoca. Se ne fa menzione nel trattato di medicina assiro-babilonese di Arad Nanai (681-669 a.C.) e nel papiro egizio di Ebers. Ai tempi degli egizi, per il trattamento della tosse, venivano consigliati il dattero e il fico, ma anche miele, mirra, croco, piombo, come pure preparati costituiti da parti di organi animali (cervello) ed escrementi. Gli antichi romani facevano largo uso di terpina - alcol che si ricava dall’essenza di trementina - con miele. In epoca più recente si è fatto ricorso a numerose erbe officinali, la cui lista completa sarebbe assi lunga. Tra le più usate, le piante ricche di mucillagini come la Plantago lanceolata, la tussilagine, la malva, e poi il verbasco, l’altea, la rosa canina, la violetta, la poligala, il capelvenere e il papavero.
Dove va la ricerca
Poiché il riflesso della tosse rappresenta un importante meccanismo di difesa, la ricerca mira essenzialmente a individuare farmaci in grado di lenire la tosse prodotta in eccesso piuttosto che a sedare completamente il riflesso. A questo scopo la ricerca medica sta proseguendo lungo due strade: da un lato si cerca di individuare con maggior precisione i meccanismi che determinano l’attivazione del riflesso della tosse, con particolare riferimento ai recettori presenti nelle vie aeree ai meccanismi che ne regolano la funzione; dall’altro si tenta di scoprire sostanze capaci d’interferire con la condizione di ipersensibilità che sembra essere alla base della tosse persistente. [L.C., G.A.F.]