Trauma cranico -Classificazione dei traumi
Vi sono diversi criteri per classificare il trauma cranico. Da un punto di vista cinetico, il trauma cranico può essere definito trauma da decelerazione (se nell’impatto il capo rallenta la velocità fino a fermarsi, come avviene nella caduta accidentale) o da accelerazione (se il cranio prosegue alla velocità alla quale era in movimento prima dell’impatto, come avviene a una persona urtata da un’auto in corsa).
I traumi cranici possono essere aperti o chiusi a seconda che sia presente o meno una via di comunicazione tra contenuto intracranico, asettico, e ambiente esterno, settico; nel trauma cranico aperto vi è la concreta possibilità di complicanze infettive (meningite, encefalite, empiema sottodurale e così via).
L’impatto provoca effetti immediati sui tessuti del cranio (escoriazioni, contusioni, ferite lacero-contuse e così via), sull’osso cranico (fratture di vario tipo e gravità) o sul tessuto cerebrale (contusioni, lacerazioni cerebrali aventi carattere evolutivo).
I traumi aperti sono molto gravi perché si forma una comunicazione tra l’interno del cranio e l’ambiente esterno, talora con fuoriuscita di sostanza cerebrale, e possono richiedere immediate procedure rianimatorie e neurochirurgiche.
La maggior parte dei traumi cranici è fortunatamente di tipo non penetrante o chiuso.
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