Mononucleosi infettiva -Diagnosi
La diagnosi è suggerita al medico dai sintomi e dalle prime indagini di laboratorio (linfocitosi, transaminasi aumentate), ma deve essere confermata dall’evidenza di anticorpi aspecifici (tramite monotest) e specifici: molte malattie infatti possono presentarsi con un quadro clinico o di laboratorio simile, e tra queste la faringite da streptococco, l’infezione da cytomegalovirus (CMV), la toxoplasmosi, l’infezione acuta da HIV e altre malattie virali quali rosolia, morbillo ed epatite virale.
L’infezione da EBV causa la produzione di anticorpi eterofili: la presenza di questi anticorpi in un paziente con sindrome tipica è quindi diagnostica e rende superflui ulteriori test di conferma. Alcuni pazienti, d’altra parte, non producono questi anticorpi all’inizio della sindrome (fino al 25% nella prima settimana, fino al 10% nel complesso) e sono pertanto necessari altri test che evidenzino anticorpi specifici contro il virus o sue componenti: anti-capside (VCA), più precoci, anti-antigene nucleare (EBNA) o anti-antigene precoce (EA), più tardivi. Altri test più sofisticati, come la reazione polimerasica a catena (PCR), non sono di utilità diagnostica se non in particolari situazioni cliniche (infezione in immunodeficit o nei trapiantati). Gli anticorpi persistono per anni e, anche quando i test (anti-EA) sembrano suggerire una possibile riattivazione, il risultato non indica necessariamente che i sintomi siano dovuti al virus; un certo numero di persone presenta anticorpi per anni dopo l’infezione. L’interpretazione dei test sierologici per EBV è piuttosto complessa e spesso richiede l’intervento di uno specialista.
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