Meningite -Meningite meningococcica
L’infezione è presente in tutto il mondo e si manifesta, in modo sporadico o in piccole epidemie, con modeste variazioni stagionali (inverno-primavera nei Paesi temperati); recenti studi di biologia molecolare hanno dimostrato che pochi ceppi in grado di provocare la malattia (i cosiddetti ceppi patogeni) circolano in tutto il mondo. Il verificarsi della malattia invasiva dipende non soltanto dall’introduzione in una popolazione di un ceppo virulento ma anche da altri fattori che le facilitino la trasmissione.
Esistono 13 sierotipi diversi di Neisseria meningitidis: A, B, C, D, X, Y, Z, E, W-135, H, I, K, L. Nove di questi (A, B, C1+, C1-, X, Y, W-135, Z e L) possono causare malattia invasiva, mentre cinque (A, B, C, W-135 e Y) sono all’origine di più del 90% dei casi: in particolare i sierogruppi A, B, C sono i principali agenti delle forme epidemiche, e di questi i sierogruppi A e C predominano in Asia e Africa , quelli B e C in Europa e Americhe; in anni recenti, poi, hanno assunto importanza anche i ceppi Y negli USA e il sierogruppo W-135 nelle epidemie in Arabia (durante il pellegrinaggio alla Mecca, l’Hajj) e in Africa (in Burkina Faso). Annualmente si registrano meno di 1-3 casi ogni 100.000 persone in Europa e Nord America, proporzione che sale fino a 25 casi su 100.000 persone in alcuni Paesi in via di sviluppo.
La malattia è registrata con maggiore frequenza nelle regioni subsahariane dell’Africa: le ragioni di questo primato sono da ricercarsi nelle condizioni climatiche e nelle abitudini sociali delle popolazioni che vivono in quest’area, che va dal Senegal all’Etiopia ed è denominata cintura della meningite. Nelle stagioni secche (dicembre-giugno), a causa delle tempeste di sabbia e del rigore notturno, sono maggiormente frequenti le infezioni delle prime vie aeree e l’immunità locale si riduce, favorendo lo stato di portatore del germe in faringe; parallelamente, in questi periodi cresce l’affollamento nelle abitazioni e nelle tende a causa degli spostamenti delle popolazioni per pellegrinaggi e mercati regionali. Questa congiunzione di eventi spiega le grandi epidemie che in modo ciclico affliggono la regione. In occasione di tali fenomeni si contano fino a 100-800 (o più) casi ogni 100.000 persone; abitualmente sono i bambini più piccoli a essere colpiti, ma in questo caso anche i ragazzi e i giovani adulti contraggono l’infezione. In occasione di recenti epidemie si sono contati fino a 250.000 casi con una letalità superiore al 10%; gravi epidemie sono anche state descritte nel corso degli ultimi 20 anni in molti Paesi dell’Asia (Cina, Mongolia, Vietnam, Arabia Saudita, Yemen, Buthan, Nepal) quando si verificano condizioni simili a quelle descritte a sud del Sahara.
I batteri sono trasmessi da persona a persona mediante minuscole goccioline (cosiddette droplets) che tutti emettono con la tosse o anche solo parlando; i contatti stretti favoriscono il contagio (coabitazione, scambio di utensili per mangiare o bere).
L’incubazione media è di 4 giorni, ma può in generale essere compresa tra 2 e 10 giorni. La Neisseria meningitidis infetta solo l’uomo: non esistono animali che facciano da “serbatoi” del germe. I batteri possono essere portati in gola senza sintomi, e talora superano le difese dell’ospite e si disseminano nell’organismo con il sangue, raggiungendo il sistema nervoso. Si calcola che dal 10 al 25% della popolazione sia portatrice di Neisseria meningitidis in ogni momento, anche in aree non endemiche, mentre in occasione delle epidemie lo stato di portatore può divenire molto più frequente, fino all’80-90%. Peraltro meno dell’1% di coloro che sono colonizzati sviluppa una malattia invasiva.
L’infezione menigococcica può essere asintomatica o causare lieve infezione delle alte vie aeree, fino a causare la diffusione del meningococco attraverso il torrente circolatorio, con coinvolgimento di più organi e con il quadro della meningite. La diffusione di meningococchi nel sangue si caratterizza per l’insorgenza acuta, brutale, di febbre, malessere, prostrazione e comparsa di chiazze inizialmente in forma di macchie o di minuscoli nodulini (rash maculo-papulare), quindi di piccolissime lesioni simili a emorragie (rash petecchiale); in molti casi l’infezione ha andamento fulminante e si manifesta in poche ore con rash emorragico, coagulazione intravasale disseminata, collasso cardiocircolatorio e shock. Il rash petecchiale inizia di solito al tronco e alle estremità con lesioni piccole di 1-2 mm; queste lesioni possono quindi confluire a formare ecchimosi più grandi chiamate porpora, che costituiscono l’esito dello stravaso di sangue nella pelle e nelle mucose. Il rash cutaneo è una caratteristica della malattia e ogni malattia febbrile associata a porpora deve far sospettare questa gravissima infezione. Anche se la diagnosi e il trattamento sono tempestivi e adeguati, il rischio di morte è del 5-10%, soprattutto nelle prime 24-48 ore; inoltre, non sono rari postumi permanenti neurologici gravi come la sordità o gravi disabilità cognitive e motorie.
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